domenica 12 giugno 2011

0 SLIDING DOORS: “SIAMO L’UNICO PAESE DEL MONDO A NON AVER FATTO UNA MANOVRA ESPANSIVA A DEFICIT PARI AD UN PUNTO DI PIL”

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Spesso siamo portati a criticare, a lamentarci per il presente, a vedere sfracelli ovunque: la cosa e’ sacrosanta. Pero’ in tali valutazioni non pensiamo a cosa sarebbe accaduto in caso di scelte diverse.
Era la primavera del 2009 e Bersani, attuale Leader dell’opposizione insisteva col Governo per fare una manovra espansiva a deficit per 15-17 miliardi, e canzonava il governo che non aveva avuto il coraggio di fare cio’ che quasi tutti I governi mondiali avevano fatto; a dire il vero tale richiesta veniva da tutti i settori: sindacati, industriali, corporazioni, e perfino lo stesso Berlusconi non avrebbe disdegnato un’operazione di questo tipo, che ha sempre visto il ministro Tremonti fieramente contrario.

Cosa sarebbe successo? Chi lo sa.

Possiamo pero’ dare uno sguardo ai paesi che hanno fatto cio’ che chiedeva Bersani, e vedere cosa e’ successo.Bersani adn 400x3001 150x150 SLIDING DOORS: “SIAMO L’UNICO PAESE DEL MONDO A NON AVER FATTO UNA MANOVRA ESPANSIVA A DEFICIT PARI AD UN PUNTO DI PIL” / 1

Iniziamo oggi dalla SPAGNA e confronteremo l’anadamento dei suoi dati con quelli Italiani.

Deficit Pubblico: Spagna 9,2% (-11,1% rispetto a 2007), Italia 4,6% (-3,1% rispetto a 2007)
– Debito Pubblico: Spagna 60,1% (+24,0% rispetto a 2007), Italia 119,0% (+15,4% rispetto a 2007)
– Spreads con BUND: Spagna 280 pb (+265 pb rispetto a 1.1.08), Italia 210 pb (+175 pb rispetto a 1.1.08)
– Disoccupazione: Spagna 20,7% (+12,4% rispetto a 2007), Italia 8,1% (+2,0% rispetto a 2007)
– Occupazione: Spagna 58,6% (-7,0% rispetto al 2007) Italia 56,9% (-1,8% rispetto al 2007)
– PIL: Spagna +0,8% (Q1 del 2011 annuo) Italia +1,0% (Q1 del 2011 annuo)
– Prod. Industriale: Spagna -1,6% (dato Aprile 2011) Italia +3,7% (dato Aprile 2011)


Nota: Nel 2007 la Spagna aveva dati di crescita di PIL e Produz. Industriale migliori di quelli Italiani

In sintesi, la Spagna ha avuto un tracollo su tutti i fronti, di dimensioni enormemente maggiori di quelle Italiane. Vero e’ che la Spagna ha avuto qualche problema legato alla bolla immobiliare, ma di certo la politica anticiclica del governo locale a deficit, ha prodotto sconquassi di dimesioni spaventose. Le misure imposte alla popolazione sono state molto rilevanti, e nonostante cio’ lo Spread con l’Italia si e’ allargato di ulteriori 45 punti base negli ultimi 9 mesi.

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0 L’origine del DEBITO PUBBLICO Italiano

Spesso ci si chiede la vera origine del nostro DEBITO PUBBLICO, e la relativa responsabilita’.


















Se guardate quasti grafici capite tutto quanto.

– Fase 1: il Rigore – 1945-1970 - Paese in Boom economica, Debito Pubblico bassissimo, Deficit sotto controllo, basse tasse

– Fase 2: il Disastro – 1970-1990 - Il deficit piano piano inizia a crescere dopo il 1963 (data del primo GOVERNO DC-PSI ed inizio di nazionalizzazioni), ma ancor piu’ negli anni 70, in conseguenza di politiche piu’ assistenzialiste del governo (in una corsa demagogica postsessantottina tra DC, PSI e PCI), e si trascina negli anni 80. L’esplosione del Debito Pubblico e’ consegueza di Deficit pubblici altissimi, e forti “passivi primari”…. in pratica politiche assistenziali fatte a deficit. Nel contempo, esplode la pressione fiscale, ed il paese va in malora.

– Fase 3: i sacrifici inutili – 1990-2010 - nel 1991, dopo 20 anni di follie, per la prima volta l’Italia ricrea un “attivo primario”, ma permane un alto deficit in conseguenza del’pagamento di immense quantita’ di interessi. Tale effetto trascinamento porta a meta’ anni 90 il Debito al 125%….. da quel momento, grazie a forti attivi di bilancio, il debito cala, e tra alti e bassi, nel 2010 si ritrova al 119%…… 20 anni a pagare interessi creati negli anni 70 ed 80
Contrariamente a quel che si pensa, la cosidetta SECONDA REPUBBLICA, e’ stata enormemente piu’ virtuosa dell’ultima e disastrosa fase della PRIMA REPUBBLICA.

A dire il vero la PRIMA REPUBBLICA e’ divisa in 2 parti:

– tra il 1945 e gli anni 60 e’ VIRTUOSISSIMA (costi pubblici virtuosissimi, bassissima pressione fiscale, PIL Boom)

- negli anni 70 ed 80 e’ MOSTRUOSA (spese pubbliche in crescita incredibile, sempre piu’ tasse, deficit galoppante e debito in esplosione)
  Nella seconda repubblica, si eredita uno stato pre-fallimentare dei conti pubblici, che vengono tenuti sotto controllo (siamo praticamente sempre stati in avanzo primario negli ultimi 20 anni, in pratica non generando debiti futuri, ma solo ripagando quelli vecchi), con bassi deficit, ma senza riuscire a ridurre in modo significativo il debito. Permane una pressione fiscale ed un livello di spese pubbliche astronomico, ed il PIL e’ piatto ed asfittico.

0 La caduta dei Giganti

USA Japan Germany1 150x150 La caduta dei GigantiVorrei soffermarmi un’istante sui 3 paesi cardine dell’occidente, per delineare qualche cupa previsione. Spesso sentiamo parlare di “crisi dell’occidente”, e spesso leggiamo numeri brutti relativi a Giappone e Stati Uniti, o a vari paesi Europei. Stavolta, vorrei fare una breve analisi, in cui oltre ad USA e Giappone, vorrei associare andando controcorrente la Germania, spesso osannata ad esempio.
Giappone: inutile spendere troppe parole sul paese del Sol Levante, paese di grandi lavoratori, ma da 20 anni in assoluta stasi economica. I segnali del declino giapponese sono evidenti, e vanno dalle varie crisi attraversate negli ultimi 20 anni, al sorpasso subito dalla Cina, al Debito Pubblico arrivato ad un astronomico 200% e concluso con la recente e lacunosa gestione del sisma, ed in particolare dell’emergenza nucleare.
Il Giappone resta un paese con grande liquidita’ e risparmio interni ed un’economia reale forte nei settori industriali di gamma medio-alta, ma il suo destino non potra’ far altro che vedere un progressivo declino di peso nello scacchiere mondiale.
Questo crollo, cosa che si completera’ in tempi lunghi, e’ anche conseguenza diretta, non solo dei fattori scritti sopra, ma anche di una politica demografica semplicemente suicida (bassissima natalita’ con fecondita’ ad appena 1,3 figli per donna, associata ad una politica di immigrazione di assoluta chiusura), che sta portando il paese ad un’invecchiamento incredibile.
Per ora il Giappone non ha subito crolli, semplicemente perche’ aveva accumulato un risparmio enorme e perche’ ha beneficiato della vicinanza di immensi mercati in piena crescita, che hanno trainato le esportazioni e consentito investimenti fruttuosi a buon mercato.
Nel futuro, a medio-lungo termine, i nodi dell’indebitamento sempre piu’ colossale, dell’invecchiamento della popolazione a livelli insostenibili e della perdita di alcuni vantaggi competitivi quando la Cina ed i paesi vicini andranno a maturazione, verranno fuori tutti insieme, e prevedo che il Sol Levante paghera’ un prezzo altissimo.


Stati Uniti d’America: qui lo scenario e’ molto diverso, ma le conclusioni potrebbero risultare altrettanto fosche. Sappiamo tutti che questa nazione, la prima al mondo, vive squilibri incredibili e non sostenibili a lungo termine (assenza risparmi delle famiglie indebitate fino al collo, deficit commerciali immensi, debito pubblico esploso e vicino al 100% del PIL nel 2011, deficit pubblico oltre il 10%, crisi finanziarie, etc).

Non sfugge, inoltre, che gli USA hanno un’industria manifatturiera con una buona produttivita’, ma smagrita ad un livello incredibile (solo il 7% degli addetti lavora in questo settore, un terzo che in Italia per capirsi), per cui gli USA appaiono sempre piu’ un’economia “di carte, servizi ed avvocati” che ha demandato alla Cina ed alle economie in fase di sviluppo la produzione di beni, che vive ampiamente al di sopra dei propri mezzi e che si indebita sempre di piu’ col resto del mondo.


Gli USA resteranno un paese centrale sullo scacchiere mondiale, ma senza dubbio perderanno parecchio peso, perche’ prima o poi, dovranno saldare i conti, e riallineare il proprio tenore di vita spendaccione alle reali possibilita’; tale decisione e’ costantemente rimandata, perche’ i vari presidenti USA temono la non rielezione, ma prima o poi sara’ inevitabile. A mio avviso, a poco serviranno gli innumerevoli escamotage che il Paese Finanziario per eccellenza tirera’ fuori (svalutazioni del dollaro epocali innondando il pianeta d’inflazione, etc), perche’ gli squilibri strutturali necessitano di soluzioni strutturali, che necessariamente prima o poi andranno prese. E’ chiaro che piu’ tempo passa, piu’ il conto sara’ salato, e seppur tale conto sara’ in buona parte pagato dal resto del mondo, e’ evidente che comunque una quota rilevante sara’ pagata dagli USA stessi.
 

Germania: ogni giorno sentiamo notizie di una Germania Uber Alles, e la cosa e’ innegabile (PIL in crescita incredibile, numero brevetti elevato, export solido, industria posizionata su fasce tecnologiche in modo solito, basso deficit, bassa disoccupazione, elevate risparmi, etc) ma la domanda da porsi e’ se cio’ e’ destinato a durare.
Prima di rispondere, volevo richiamare i lettori su 3 cosette avvenute di recente nel paese teutonico, e che secondo me delineano segnali evidenti di “incapacita’ della Germania di essere Leader nella UE, posto che gli spetterebbe di diritto”:


1) Abbandonare il nucleare, che pesava per il 30% nella produzione di elettricita’ a velocita’ incredibile (mi sembra una decisione del tutto emotiva ed elettorale, assolutamente costosa e poco “teutonica”)

2) L’assoluta incapacita’ a decidere ed a dettare una linea all’Europa, nelle varie crisi dei PIGS (tale “indecisionismo”, anche qui legato a motivi elettorali, sta di fatto aggravando il problema su livelli che potrebbero presto divenire insostenibili, e che potrebbero disgregare l’Europa stessa, con conseguenze che paghera’ anche la Germania)

3) La gestione della crisi batterica recente, m’e’ sembrata assai approssimativa ed anche in questo caso assai poco teutonica. Ma se non e’ teutonica e spartana la Germania, chi mai potra’ esserlo?

A parte i segnali sopra esposti, che comunque sono sintomatici, la realta’ e’ che pure la Germania ha una politica demografica suicida (qui nascono meno dello 0,8% di bimbi sulla popolazione ogni anno, contro lo 0,94% della gia’ malmessa Italia, ed anche qui di recente l’immigrazione e’ stata fortemente attenuata): basta fare una semplice proiezione a 20 anni, per vedere un’evoluzione demografica che farebbe impallidire anche il piu’ ottimista, con una piramide capovolta.
In sintesi il “miracolo” Tedesco non avra’ lungo respiro, e l’accelerazione dell’uscita di capitali di investimento produttivo, sono inevitabili.
Do’ per scontato il fatto che la Germania modifichera’ nel tempo la politica sull’immigrazione (incentivandola), ma cio’ non impedira’ alla Germania di vedere il proprio peso specifico su scala mondiale di scendere, e di parecchio.
La Germania nel 1914 aveva il 4,5% della popolazione mondiale, oggi e’ all’1,2%. In Germania nascono lo 0,5% dei bambini nati nel mondo. Ignorare questi numeri, significa ignorare la prospettiva che la Germania (e tutta l’Europa di riflesso) ha di fronte a se’: contare in futuro come il 2 di briscola nel Mondo.

La prospettiva diventa ancora piu’ cupa, se la Germania rinuncia ad essere teutonica, ad essere leader nella UE e si abbandona a politiche elettoralistiche: in questo caso, oltre a contar poco per la legge dei grandi numeri, rischia pure di Italianizzarsi, con le conseguenze che nessuno sa meglio di noialtri.
 

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