giovedì 30 agosto 2012

0 Elezioni 2013 – Bersani Premier ? solo B.R.I.M. puo’ impedirlo!


ELEZIONI 2013

La faccio breve: “nel 2013 vincera’ le Elezioni il PD e Bersani sara’ il prossimo Presidente del Consiglio“, cosi’ dicono i sondaggi, cosi’ pare verosimile.
Il Centrosinistra imperniato sul PD, con Vendola e cespugli vari oggi ha il 32-34% dei consensi nei sondaggi, e se includesse Di Pietro avrebbe il 40%.
A distanza siderale il PDL, che verosimilmente correrebbe con Storace e qualche micro-partitino, al 22-23%.
Grillo, in corsa solitaria e’ oggi sul 15%, Casini con Fini e cespuglietti pare corrano soli e stanno sul 10%. Di Pietro sta sul 7% e Maroni sul 6% in ripresa. Giannino e Montezemolo non sono neanche rilevati attualmente, e non si sa bene se si presenteranno. Altro di potenziale spessore elettorale in giro non si vede.
In tale quadro, con svariate coalizioni, a prescindere dal Mattarellum o dalla nuova legge elettorale, che in ogni caso premiano la coalizione vincente, e’ evidente che il PD avra’ la maggioranza dei seggi, e potra’ governare eventualmente cooptando Casini o Di Pietro.

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La vittoria numerica di Bersani e’ scontata?  Direi “quasi”; ci sono essenzialmente 4 fattori che possono ostacolare o impedire questo scenario: B.R.I.M. ; B come “Berlusconi”, R come “Renzi”, I come gli “incerti”, M come “Monti”.

Vediamoli uno per uno.

- B come “Berlusconi”: piaccia o non piaccia, ancora lui, puo’ essere una minaccia per il CentroSinistra, e non perche’ potrebbe presentarsi come Leader del PDL (in tal caso il PDL perderebbe certamente), ma perche’ potrebbe decidere di non farlo, e simultaneamente e’ l’unica persona che potrebbe realmente influire per rimuovere la grossa frammentazione del Centro-Destra, che e’ motivo alla base della verosimile vittoria del Centro-Sinistra.  Solo Berlusconi puo’ convincere la Lega per esempio ad entrare in una coalizione di Centro Destra, offrendo loro la presidenza della Regione Lombardia, cui il Carroccio aspira da 20 anni.  Solo Berlusconi puo’ convincere Casini a partecipare ad una coalizione di Centro Destra, non candidandosi a Premier e digerendo un candidato accettabile per Casini, solo Berlusconi puo’ convincere Montezemolo e Giannino a non correre in solitaria, facendo accettare agli altri coalizzati un programma di Riforme. Nessuno degli altri protagonisti citati, e’ nella posizione o ha realisticamente la capacita’ o la volonta’ di creare una grossa coalizione di Centro Destra. Ciascuno ha obiettivi “parziali” e certamente “perdenti”, perdenti perlomeno nel senso che farebbero vincere certamente a Bersani la prossima competizione elettorale. Casini vuole correre in solitaria sperando che Bersani non ottenga il 51% dei seggi, per fargli da stampella e compartecipare al banchetto. Fini vuole sopravvivere. Storace idem. Maroni vuole ridare al Carroccio una verginita’, correndo solo (o con formazioni nuove), cercando di entrare in parlamento e creare le condizioni per far tornare la Lega competitiva alle elezioni locali successive. Giannino e Montezemolo non sanno esattamente ancora come muoversi, se presentarsi o meno, e con chi presentarsi, ed anche se si presentassero, in coalizione con qualcuno degli attori prima citati, di certo non otterrebbero le percentuali di consenso necessarie a bloccare un Parlamento a maggioranza di centro-sinistra. Ritengo scarse le probabilita’ che Berlusconi si muova nel senso di creare una coalizione di Centro Destra ampia e riformata e riesca nell’intento, ma ritengo nulle le probabilita’ che lo faccia qualcun altro.

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- R come “Renzi”: Matteo Renzi e’ persona del PD ed e’ una minaccia reale per la vittoria di Bersani. Renzi e’ persona imprevedibile, ambiziosa, decisa e fuori dai tradizionali schemi. Oggi e’ dato perdente rispetto a Bersani nelle Primarie per la leadership del Centro Sinistra, con una distanza del 15-25% dal candidato della nomenclatura, ma e’ proprio l’odio feroce dell’establishment verso Renzi, che potrebbe innescare la simpatia dei militanti e simpatizzanti del PD, che gia’ in tante occasioni hanno voltato le spalle alle indicazioni dei candidati che il vertice aveva imposto localmente. In caso poi le primarie finiscano in stracci ed insulti, e Bersani prevalga di misura esiste l’ipotesi che Renzi crei una sua formazione e cerchi alleati tra le nuove formazioni o con le forze collocate tra PD e PDL, ed in tal caso, depotenziando il PD, cio’ potrebbe non consentire a Bersani di ottenere una maggioranza alle elezioni. Tra tutte le minacce per Bersani, quella di Renzi e’ forse la peggiore, perche’ e’ una minaccia interma. Non a caso, Renzi e’ diventato il bersaglio principale di tutte le “mummie” del PD e di Bersani stesso.

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- I come gli “Incerti”: i sondaggi di oggi si basano su campioni di rispondenti del 45-50%, ma alla fine votera’ un 70-75% degli aventi diritto. C’e’ un buon 25% di elettori che oggi non esprimono preferenze, ma che alla fine andranno a votare, e questi elettori sono prevalentemente elettori di provenienza di Centro Destra. Costoro sono piuttosto delusi dai partiti tradizionali, ma difficilmente andranno a votare massicciamente per la coalizione di Bersani. Piu’ verosimilmente, alla fine, voteranno le formazioni di provenienza (PDL, UDC, Lega) o formazioni nuove e di rottura al sistema (M5S o Giannino). Se Bersani si ponesse in modo settario in campagna elettorale, questa grossa fetta dell’elettorato, potrebbe regalargli una delusione, depotenziando il risultato in voti e seggi del PD.

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- M come “Monti”:  Rigor Montis ha detto o fatto intendere, in questi mesi, tutto ed il contrario di tutto, circa il suo futuro.  Ufficialmente dice che non vuole presentarsi, ma ripete che e’ al servizio del paese e fa continuamente dichiarazioni, generalmente in cui si “auto-complimenta” e si erge a salvatore della Nazione, talvolta da “allucinato”, che pensandoci bene, non sono del tutto illogiche, in un quadro di campagna elettorale. Un’auto-candidatura di Monti, metterebbe in ginocchio Bersani, perche’ oltre a portarsi dietro UDC e centristi vari, si porterebbe dietro il PDL o lo stesso PD. In tale eventualita’, Bersani sarebbe fuori gioco.

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Ovviamente reputo che le elezioni avranno altri protagonisti, che certamente potrebbero avere un ruolo importante nella prossima legislatura, ma che a mio avviso non saranno onestamente in grado in impedire nel 2013 a Bersani di vincere le elezioni, per i motivi gia’ citati.
Il movimento di Grillo, certamente avra’ un risultato importante, ma non tale da impedire al Leader PD di vincere. Oscar Giannino potrebbe catalizzare una coalizione alternativa di centro-destra, ma certamente non avra’ numeri alle spalle comparabili a quelli di Bersani. Anche Maroni e la Lega, che a mio avviso, avranno alla fine, un risultato assai piu’ corposo del 5-6% che gli assegnano i sondaggi, non avra’ forza tale da impedire la vittoria nazionale Democratica. Bersani, inoltre, se si rendera’ conto che qualcosa potra’ minacciare il primato, imbarchera’ direttamente al primo turno, oltre a Vendola, anche Di Pietro: il suo imperativo sara’ vincere
Ho anche pensato all’eventualita’ che la crisi dell’Eurozona possa incidere sulla vittoria di Bersani: non credo. Il tema sara’ centrale in campagna elettorale, ma non credo troppo all’eventualita’ di un Eurocrollo a breve termine, unico evento che potrebbe muovere enormi percentuali di votanti. Purtroppo il tema della riduzione della spesa pubblica non sara’ centrale: restera’ un vago slogan per il grosso dei candidati, e negli ultimi giorni di campagna, partiranno in caso di incertezza, le promesse spendaccione, che altro non sono che la prosecuzione di una poltica che e’ stata la stella polare dei politici Italiani per 45 anni, quella dell’ assalto alla diligenza.


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sabato 25 agosto 2012

0 Speciale LOMBARDIA: superati i 10 milioni di abitanti; il “gioiello” Italiano nei numeri: prospettive ed ostacoli allo sviluppo


Come vi avevo anticipato un mesetto fa, la Lombardia ha superato i 10.000.000 di abitanti, che e’ la dimensione di uno Stato medio in Europa (Belgio, Grecia, Portogallo)
Cio’ e’ confortato dai numeri Demo-Istat. Il giorno in cui cio’ e’ avvenuto, dovrebbe essere stato il 29 Febbraio 2012.
Reputo che statisticamente la cosa abbia un certo rilievo (ovviamente i Media Italiani tacciono nella loro suprema ignoranza; se ne accorgeranno in ritardo, come al solito).
Non mi soffermo sui commenti che gia’ so cio’ suscitera’ (c’e’ chi dira’ che siamo troppi e c’e’ sovra-popolazione, c’e’ chi restera’ incuriosito), ma di seguito riportero’ alcuni numeri sulla Lombardia, che piaccia o non piaccia, resta il motore produttivo e la cassaforte dell’Italia.
Qui sotto i dati mensili sull’andamento demografico Italiano: a Marzo la Lombardia e’ cresciuta di 6.600 persone sulle 18.100 dell’intera Italia, pari al 37% dell’intera crescita demografica dell’Italia (pur avendo solo poco piu’ del 16% della popolazione nazionale); cio’ significa che la Lombardia, ancor piu’ in questo periodo di forte crisi, attira immigrazione dal resto d’Italia e del Mondo, e manifesta maggiore vitalita’ di altre aree del paese.

Lombardia1 Speciale LOMBARDIA: superati i 10 milioni di abitanti; il gioiello Italiano nei numeri: prospettive ed ostacoli allo sviluppo

 Confronti: i numeri della Lombardia rispetto ad Italia e Germania, con un occhio a Baden e Baviera

 Lombardia 01 Speciale LOMBARDIA: superati i 10 milioni di abitanti; il gioiello Italiano nei numeri: prospettive ed ostacoli allo sviluppo

Lombardia: una regione ricca, dinamica e produttiva
I dati sono di una chiarezza incredibile.
La Lombardia resta una realta’ benestante e produttiva in Europa, e su molti indicatori fa meglio della Germania e perfino a grosse regioni avanzatissime come Baden e Baviera.
Nella tabella non sono riportati altri indicatori, come quelli relativi al Patrimonio ed al Risparmio delle Famiglie, su cui comunque la Lombardia si conferma una delle aree meglio messe d’Europa.

Lombardia: una regione depredata ed in declino

I dati comunque, vanno letti tutti. Il PIL Lombardo ha un’andamento asfittico da vari anni. La ragione e’ banale: la macchina produttiva Lombarda e’ sotto attacco frontale:
- tanto sul fronte interno (la Lombardia ha un residuo fiscale 3 volte superiore a quello di Baden e Baviera, ed e’ letteralmente depredata dallo Stato Italiano, che ne utilizza le risorse per alimentare spese assistenziali e non produttive essenzialmente legate ai territori da Roma in giu’, ma non solo)
- tanto sul fronte esterno (l’export e la manifattura sono assediate dalla Cina e dai paesi asiatici super-concorrenziali da una parte, e dalla Germania dall’altra; entrambe queste competizioni sono in parte sleali, vista l’impossibilita’ di frenare su molti mercati la competizione asiatica spesso a dumping, e l’impossibilita’ di svalutare la moneta dall’altra parte)

In estrema sintesi, da 15 anni s’e’ rotto il giocattolo:
a) Non e’ possibile per la Lombardia investire massicciamente (le risorse sono drenate via verso la copertura di enormi spese assistenziali altrove e sui pagamenti degli interessi da pagare sull’enorme debito accumulato un quarto di secolo fa)
b) Non e’ possibile per la Lombardia fare svalutazioni competitive (siamo nell’Euro)
c) Gli interventi svolti per accumulare efficienza, non generano produttivita’ e ricchezza (ogni intervento per rendere piu’ efficiente la PA non si traduce in benefici e riduzioni di tassazione, ma finisce nell’enorme residuo fiscale, che drena altrove enormi quantita’ di denaro)

Lombardia: le possibili vie d’uscita per riprendere a correre

Paradossalmente la Lombardia non ha vie d’uscita ed e’ destinata a declinare: infatti le sole 2 vie d’uscita per rimettersi in carreggiata sono:
1)  l’uscita dall’EURO e la svalutazione (ipotesi remota) che farebbero ripartire l’apparato produttivo nel breve e medio periodo
2) Ridurre fortemente il Residuo Fiscale, lasciando maggiori risorse per infrastrutture/ricerca ed investimenti da una parte, e riducendo fortemente il carico fiscale su Imprese e Lavoratori; anche questa ipotesi e’ remota, visto che gran parte del resto d’Italia ha uno standard di vita strettamente connesso al residuo fiscale che riceve dalla Lombardia
Alla Lombardia basterebbe una delle 2 opzioni di cui sopra:
- se diventasse autonoma non avrebbe problemi a restare nell’Euro (disporrebbe di risorse per decine di miliardi di euro investibili in investimenti e riduzioni discali)
- se restasse nel sistema attuale, una svalutazione farebbe ripartire l’economia (almeno per qualche anno, finche’ il Residuo fiscale tornerebbe a drenare ogni risorsa aggiuntiva)

Abbiamo visto che un’ulteriore compressione della Spesa Pubblica in loco non produce effetti positivi (visto che non si traduce in riduzioni fiscali e finisce nel buco nero dell’enorme Residuo Fiscale).

E’ scontato, comunque, che quando la situazione si deteriorera’ ulteriormente, in assenza di una forte riduzione della Spesa Pubblica in altre regioni (e quindi del Residuo Fiscale Lombardo), si svilupperanno fortemente le spinte autonomistiche ed indipendentiste, tanto dall’Italia, quanto un certo risentimento verso l’Europa.

La Lombardia, ha un Livello di Spese Pubbliche al netto degli interessi, tra le piu’ basse d’Europa, sotto il 35%.
Togliendo le Spese Previdenziali (ingenti in Lombardia, seppur legate ai contributi previdenziali, che comunque in Lombardia superano in ammontare il valore degli assegni erogati), la Lombardia ha Spese Pubbliche minori che in ogni parte d’Europa, e fornisce servizi pubblici complessivamente buoni (vedere statistiche su sanita’, scuola, etc).


Lombardia: la regione meno corrotta d’Italia

So bene che faro’ storcere il naso a molti “puristi” e “giustizialisti”, o anche a gente comune col cranio decotto dall’informazione di regime, ma non ho il minimo dubbio sul fatto che la Lombardia e’ la Regione meno corrotta d’Italia, nonostante le tante inchieste e clamori sui giornali (non sto dicendo che non c’e’ corruzione… dico solo che altrove ce ne e’ di piu’)
Dico cio’ secondo un ragionamento banale ed elementare, quanto logico ed innegabile:
a) La Lombardia fornisce servizi pubblici mediamente piu’ efficenti di gran parte del resto d’Italia (non parliamo di servizi resi dalla sola Regione Lombardia, ma in generale di ogni servizio gestito pubblicamente, e quindi anche da Comuni e Stato centrale)
b) La Lombardia ha la minore Spesa Pubblica d’Italia (escludendo la Spesa per interessi e quella previdenziale, cui corrispondono contributi)
Incrociando a) e b) chiunque comprendera’ che la Corruzione ed il Malgoverno in Lombardia e’ complessivamente inferiore al resto d’Italia.
Ci sono tanti indicatori che confermano cio’:
- dal minore numero di dipendenti della PA e di pensioni di invalidita’ (che si porta dietro raccomandazioni e voto di scambio)
- dalla maggiore efficienza dei servizi (ogni indicatore conferma cio’)
Non mi si vengano ad inventare ridicole giustificazioni sul fatto di cui sopra, quali la “geografia” della Lombardia o robe simili: una regione con 1.500 comuni e con oltre meta’ del territorio montagnoso, non giustificano “teorie sulla densita’ abitativa” o quant’altro che diano risposta al questito di cui sopra.
Ma allora perche’ la Lombardia e’ investita da scandali di corruzione, ed altre regioni, magari appena piu’ a Sud, ne sono appena lambite, seppur hanno una spesa pubblica superiore e servizi non certo migliori?  Rispondetevi da soli.

Conclusioni: in Lombardia si giochera’ il futuro dell’Italia

La Lombardia e’ fortemente interconnessa al resto d’Italia, ma anche al resto d’Europa. Lo e’ da secoli. L’Italia, senza la Lombardia, crollerebbe in 3 secondi netti, mentre non varrebbe affatto il viceversa (visto che il residuo fiscale Lombardo supera abbondantemente la componente esterna del PIL, e mancati trasferimenti, si tradurrebbero in maggiore domanda interna): in estrema sintesi, l’Italia senza Lombardia farebbe default e si disintegrerebbe, mentre la Lombardia senza Italia, certamente prospererebbe. I numeri sono impietosi. La Lombardia, oltre ad essere la colonna italiana dell’export e del manifatturiero (col 28% di quota nazionale), e’ leade indiscussa anche nei settori della finanza, della logistica e del terziario avanzato.
La Lombardia e’ una Regione con le spalle al muro, con un livello di spesa pubblica tra i minori d’Europa, con evasione fiscale e dati economici simili alle regioni piu’ avanzate della Germania, ma…. ripeto, con le spalle al muro.
Per tanti anni, il Nord Produttivo ha prosperato, e le vendite di prodotti al Sud erano finanziate di fatto coi soldi dei figli (dal Debito Pubblico). Venti anni fa il giocattolo s’e’ rotto, ed il Nord ha di fatto finanziato direttamente il Sud, che a sua volta ha investito parte di quei quattrini acquistando prodotti del Nord. Questo meccanismo ha prodotto lustri di depressione.
Oggi anche questo meccanismo sta venendo meno. Cina e Germania (sotto forme diverse) stanno attaccando l’apparato manifatturiero del Nord Italia, comprimendolo. La vacca presto non dara’ piu’ latte e pure il vitello finira’ male.
La Lombardia, come abbiamo visto, ha gia’ oggi Spese pubbliche contenute, e percio’ ha necessita’ di ossigeno. L’ossigeno non puo’ che essere denaro, e qui parliamo o di competitivita’ (svalutare la moneta, con effetti solamente a breve e medio termine) o riducendo fortemente il flusso di trasferimenti verso Roma ed il Sud, trasformando gli stessi in investimenti e riduzioni fiscali (e su cio’, o lo capiscono gli abitanti delle altre regioni italiane ed accettano le riduzioni nella spesa pubblica, oppure prima o poi probabilmente saranno direttamente i Lombardi ad intervenire): se la Germania bloccasse la prima Ipotesi e Roma la seconda Ipotesi, da’ per scontato nel tempo, un forte ridimensionamento della Locomotiva Lombarda (e del Nord Italia in generale), ed una Reazione proveniente dall’interno.
Poche Palle. Non ci sono altre strade. Il tempo sgocciola.

GPG Imperatrice
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mercoledì 22 agosto 2012

0 EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!



1)      Premessa

RISCHIO CALCOLATO ha promosso un dibattito sulla convenienza di stare o meno nella moneta unica, e la cosa e’ molto positiva. I recenti articoli di Funny King e di Blondet, su posizioni diverse, certificano un genuino e trasparente dibattito. In Italia non se ne parla, ed al piu’ si discute sulla questione del cambio 1 euro pari a 1000 lire nell’acquisto di beni di largo consumo, che e’ un’impostazione un po’ semplicistica.
Ma l’Euro ci conviene?  Da qualche mese scrivo articoli sul tema, cercando di analizzare l’impatto che la moneta unica ha avuto sul nostro paese e su altre nazioni europee. Direi che e’ arrivato il momento di mettere in fila i birilli, e fare un’articolo di analisi di tutti i PRO e CONTRO di un mantenimento dell’EURO o di un ritorno alla LIRA, ovviamente coi miei limiti (ho buone conoscenze macro-economiche, politiche e statistiche, mentre sono poco ferrata negli aspetti finanziari e bancari, che andrebbero analizzati da gente che ne sa piu’ di me). Ma andiamo con ordine, e partiamo dagli articoli fatti (che vi invito a rileggere), alcuni dei quali riprendono dati, analisi e conclusioni riprese dai dibattiti internazionali sul tema (all’estero se ne parla):

Articoli di analisi sul tema EURO per chi volesse approfondire:

1) http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/uscire-dalleuro-dati-per-ragionarci-sopra-prima-comunque-di-farci-ragionare-stamperanno.html
2) http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/la-produzione-industriale-in-europa-dal-1992-al-2011-leuro-ha-permesso-un-trasferimento-colossale-di-produzione-e-benessere-dalleuropa-periferica-alla-germania.html
3) http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/a-chi-conviene-leuro-solo-alla-germania-e-non-e-un-piagnisteo.html
4) http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/lira-o-euro-il-bivio-dello-scenario-europeo-ed-i-rischi-e-le-opportunita-di-un-ritorno-alla-lira.html
5) http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/spread-su-occupazione-e-lavoro-in-europa.html
6) http://www.rischiocalcolato.it/2012/07/verso-la-bancarotta-ecco-come-litalia-ha-bruciato-20-anni.html
7) http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/euro-deliri-sulla-rai-le-argomentazione-pro-euro-della-casta.html

Articoli sul tema EURO per chi volesse approfondire:

1) http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/euro-sondaggio-shock-gli-italiani-i-piu-euroscettici-dellarea-euro-a-quando-un-serio-dibattito-nazionale-a-noi-conviene-leuro.html
2) http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/cosa-accadra-in-europa-ed-italia-nei-prossimi-12-mesi-qui-le-mie-previsioni-preparatevi-a-vederne-di-tutti-i-colori.html
3) http://www.rischiocalcolato.it/2012/07/verso-la-bancarotta-europa-il-piu-costoso-funerale-della-storia.html
4) http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/crisi-delleuro-e-crisi-greca-stampano-e-se-si-quando.html
5) http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/germania-ed-europa-raccontiamoci-tutta-la-verita-tutta.html
6) http://www.rischiocalcolato.it/2012/03/sekkhioni-la-crisi-delleuropa-ed-il-ruolo-della-germania.html


2)      PRODUZIONE INDUSTRIALE:  vince il RITORNO ALLA LIRA in modo netto

C’e’ poco da dire. Negli articoli in premessa sono stati analizzati ampiamente (con dati, numeri, grafici e statistiche di trend) gli andamenti della produzione industriale in 15 paesi Europei negli ultimi 20 anni. Ne’ e’ risultato che l’Euro ha causato un colossale trasferimento di produzione industriale da tutti i paesi periferici verso la Germania, come conseguenza dell’invariabilita’ dei cambi, che consente al sistema meno inflattivo (quello tedesco) e piu’ efficiente, di sottrarre ampie quote di produzione. Il contesto complessivo (l’Europa nel suo insieme) non ha da lustri una dinamica crescente nella produzione, a causa della concorrenza asiatica, ed al suo interno v’e’ un vincitore e tanti sconfitti.
Per capirsi, dal 2005 ad oggi, l’Italia ha fatto -18% e la Germania +10%: e’ come se in 7 anni, tutte le fabbriche presenti nel Centro Italia avessero chiuso e si fossero trasferite in Germania in blocco: effetti analoghi a quelli di una Guerra Mondiale.
La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO e’ prevedibilmente la stessa degli ultimi 10 anni (ed ancora in pieno corso nel 2012), con una Germania che sottrarra’ quote a tutti gli altri. Il trend proseguira’ inevitabilmente, fintanto che la Germania manterra’ un’inflazione minore o uguale ai partners, e potra’ mutare solo quando tale tendenza mutera’ ed in modo duraturo (considero l’ipotesi fantascienza!). Ovviamente gli aumenti di tassazione indiretta in Italia (IVA, accise) e Spagna (IVA), causa prima di sovra-inflazione, promettono che il differenziale inflattivo tra Germania e Sud Europa permarra’ anche nei prossimi 2 anni.
In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, e’ ovvio che accadra’ qualcosa di analogo a quanto accadde nel 1992-95. L’Italia (e gli altri paesi che svalutarono) all’epoca ebbe un’impennata nella Produzione Industriale e la Germania ebbe una bella batosta. E’ cio’ che accade in corrispondenza di ogni riaggiustamento monetario. E’ vero che l’Italia ha minore peso industriale rispetto all’epoca, ma e’ anche vero che l’incidenza dell’Import-Export rispetto alla produzione e’ aumentata molto rispetto a 20 anni fa, per cui e’ prevedibile vi saranno gli stessi effetti.

3)      BILANCIA COMMERCIALE E BILANCIA DEI PAGAMENTI:  stra-vince il RITORNO ALLA LIRA in modo netto

Anche in questo caso non c’e’ storia. Negli articoli in premessa sono stati analizzati ampiamente (con dati, numeri, grafici e statistiche di trend) gli andamenti delle bilance commerciali e dei pagamenti di tutti i grandi paesi europei negli ultimi 15 anni.
L’Euro ha consentito alla Germania di ampliare a dismisura i propri attivi commerciali in una misura pari esattamente alla somma della crescita dei passivi in Spagna, Italia, Francia ed altri periferici.
La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO e’ prevedibilmente la stessa degli ultimi 10 anni. E’ ovvio che molto dipendera’ dalla quotazione dell’EURO stesso sul DOLLARO e dalle politiche restrittive imposte all’interno dei singoli paesi. Per dire, nel 2012, l’Italia sta quasi azzerando il passivo commerciale, grazie al calo dell’EURO (fattore su cui l’economia Italiana e’ assai piu’ sensibile di molte altre, ed in particolare di quella tedesca) ed alle politiche restrittive suicide di Monti (che hanno fatto crollare l’import). La tendenza di fondo pluriennale, pero’, restera’ inevitabilmente connessa con la competitivita’ dell’industria, di cui abbiamo ampiamente scritto sopra.
In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, e’ ovvio che accadra’ qualcosa di analogo a quanto accadde nel 1992-95 con un ritorno ad un forte attivo commerciale per l’Italia ed una decisa riduzione dei passivi per gli altri periferici che svaluteranno; il tutto ai danni della Germania.

4)      OCCUPAZIONE e PIL:  vince il RITORNO ALLA LIRA  (a meno di uno scenario catastrofico di Default a catena dell’intera Europa)

Anche in questo caso e’ prevedibile che un ritorno alla LIRA rafforzi il PIL e l’occupazione. Negli articoli in premessa sono stati analizzati ampiamente (con dati, numeri, grafici e statistiche di trend) gli andamenti dell’occupazione, della disoccupazione e del PIL dei grandi paesi europei negli ultimi 15 anni.
L’Euro ha consentito alla Germania di riprendere la sua corsa del PIL e dell’occupazione, e cio’ e’ stato fatto ai danni di diversi paesi periferici, in primis dell’Italia, che e’ il secondo paese manifatturiero europeo. La Germania non ebbe immediatamente benefici dall’introduzione dell’Euro e dei cambi fissi. Rammentate che fino al 2000-2005 si diceva che la Germania era il grande malato d’Europa? Era vero, visto che aveva un’andamento del PIL asfittico (come l’Italia, che pero’ era reduce da una corsa per ridurre il deficit dal 10% ed oltre al 3%), peggiore di ogni nazione europea. La Germania ha avuto pazienza, ha anticipato alcune riforme, volte essenzialmente a contenere il costo del lavoro interno (anche favorendo i lavori a bassissimo salario) e l’inflazione; ovviamente ogni anno ha portato a casa un piccolo vantaggio inflattivo sui concorrenti, che col passare degli anni e’ diventato un grosso vantaggio e proprio dal 2005, ha iniziato a vedere andamenti di PIL ed occupazione estremamente favorevoli (ai danni degli altri, come testimoniato dai grafici allegati negli articoli in premessa).
La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO e’ prevedibilmente la stessa degli ultimi 7 anni (ancora in pieno corso nel 2012). Tra l’altro, se la Germania manterra’ l’atteggiamento che ha tenuto nei confronti della crisi Europea negli ultimi disastrosi 3 anni e mezzo (e non vedo perche’ debba cambiare linea), e’ ovvio che chiedera’ l’adozione a tutti i periferici di misure sempre piu’ restrittive (leggi Manovra Monti) che inevitabilmente affosseranno sempre piu’ il PIL ed aumenteranno la poverta’ e la disoccupazione. Nel contempo la Germania sara’ impattata dal minore export verso i paesi “canaglia”, e compensera’ in parte la cosa, grazie a tassi di interesse bassissimi ed afflussi copiosi di capitale.
In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, e’ ovvio che la Germania rivalutera’ fortemente, ed i periferici svaluteranno, con impatti seri su produzione ed export tedeschi (e quindi su PIL ed occupazione), mentre ovviamente chi svalutera’ avra’ le conseguenze opposte. E’ ovvio che molto dipendera’ da come avverra’ la disgregazione dell’EURO: se venisse accompagnata da una serie di default di alcune nazioni, l’impatto sarebbe devastante non solo per la Germania ma pure per i paesi sottoposti a default, in tale scenario, nel medio periodo le nazioni sottoposte a default e simultanea svalutazione avrebbero una netta ripresa (come accaduto sempre nel passato in situazioni analoghe), mentre il quadro per la Germania resterebbe fosco sia nel breve che nel medio periodo (a lungo termine le cose potrebbero cambiare).
Ho visto 3 studi recenti sugli impatti della disgregazione dell’EURO: in uno si diceva che TUTTA l’Europa avrebbe visto il PIL crollare (ed associo questo andamento al caso di default generalizzati di vari paesi), ed in altri 2 studi si prevedeva un forte calo del PIL in Germania ed una ripresa nei paesi periferici (ed associo tale previsione, ad uno scenario piu’ morbido, di abbandono di alcuni paesi dell’area euro, con risoluzione successiva della crisi con svalutazioni ed utilizzo da parte delle banche centrali degli strumenti di flessibilita’ tradizionali, quali QE, tassi, etc).
Ovviamente gli Studi valgono quello che valgono. All’epoca dell’introduzione dell’EURO a fine anni 90, c’erano fior fiore di studi, unanimi nell’affermare che l’EURO avrebbe portato benefici all’economia ed al PIL dell’Eurozona consistenti. Nella realta’ e’ accaduto l’esatto opposto, e l’Eurozona ha vissuto il peggior andamento del PIL da 50 anni a questa parte, sia in termini assoluti, che relativi nel confronto ad USA e resto del mondo.

5)      INFLAZIONE:  vince il RESTARE NELL’EURO; ma con politici e politiche serie, cio’ non sarebbe un problema

Dopo aver visto che per l’economia reale non c’e’ partita a favore della LIRA, passiamo ad analizzare l’inflazione.
Per capire cio’, facciamoci una domanda. Cosa accadde nel 1992-1995 quando la LIRA svaluto’ da 750 a 1100 sul Marco, vale a dire del 50%, all’inflazione? Accadde, come scritto nel relativo articolo richiamato in premessa, che il differenziale di inflazione con la Germania scese dal 3,3% del 1990-92 all’1,6% del 1993-95. Ma come e’ possibile? Semplice: crollo’ il volume dell’import (piu’ caro) e parte di questo venne sostituito da produzione nazionale (piu’ a buon mercato) e cio’ calmiero’ i prezzi. L’impatto piu’ severo fu ovviamente sui beni energetici (che pero’ hanno un’incidenza modesta sul paniere inflattivo complessivo rispetto alla componente del costo del lavoro, che e’ squisitamente un parametro interno). Rammento per la cronaca, che le follie di Monti sulle accise, hanno avuto un’impatto analogo sui prezzi energetici a quello di una classica svalutazione del 25-30% (ove sale il prezzo della materia prima e dell’IVA e restano invariate le accise).
Sono dell’idea, comunque, che una svalutazione un qualche impatto inflattivo lo provochera’, sia diretto (a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti importati) che indiretto (legato al fatto che il PIL sara’ meno asfittico, e cio’ inevitabilmente avra’ qualche ricaduta sui prezzi).
E’ ovvio, comunque, che i vantaggi della svalutazione permarranno nel tempo, solamente se ci sara’ una politica seria di contenimento dell’inflazione, con differenziali sulla Germania che restino nell’alveo della ragionevolezza. Per far cio’ e conservare ed utilizzare al meglio il vantaggio competitivo, serve una classe dirigente seria e responsabile, che adotti riforme serie di liberalizzazione, che incidano pesantemente sui settori distributivi e sui servizi semi-monopolisti, dove sarebbe possibile ottenere tramite maggior efficienza una decisa caduta dei prezzi, e quindi una tenuta della competitivita’ del paese.


6)      TASSI DI INTERESSE:  vince nettamente il RESTARE NELL’EURO

Passiamo ad analizzare i tassi di interesse. Rammendiamo a tutti, che il contenimento dei tassi di interesse era,  appunto, il maggior vantaggio per l’Italia nell’ingresso nell’Euro-zona.
Tale vantaggio non si limita al settore pubblico (minori interessi da pagare sul debito pubblico), ma si estende al sistema privato (tassi agevolati sui mutui ed il credito per le famiglie e finanziamenti piu’ convenienti per le imprese).
E’ indubbio che per 10 anni l’Italia ha usufruito di vantaggi enormi su questo fronte, con tassi bassissimi e spread con la Germania ridicoli (ed in parte irrealistici).
E’ altrettanto vero che nel contesto degli anni 80 ed inizio anni 90 i tassi italiani erano stratosferici, anche perche’ il panel complessivo dei tassi mondiali (e dell’inflazione) erano decisamente diversi (tassi nulli erano una chimera anche nelle nazioni di riferimento).
Nel 1992-95, gli spread tra Italia e Germania si mantennero sui 500 punti (con picchi sopra i 700). L’era EURO ha decretato spread di 50-100 punti, ma la recente crisi ha riportato gli spread all’epoca della crisi del 1992-95, sui 400-500 punti.
Allora l’unico vero grosso vantaggio dell’EURO, quello di tassi a buon mercato, e’ svanito?  Onestamente direi di no, almeno attualmente, visto che i tassi sul breve termine restano comunque convenienti e che l’Italia con la neo-LIRA Tassi di sconto all’1% li vedrebbe solo col binocolo.
E’ evidente che passare dall’EURO alla LIRA provochera’ un netto rialzo del TASSO di sconto, nonche’ dei rendimenti dei titoli, soprattutto a breve termine.
E’ altrettanto evidente che se questa crisi non trovera’ sbocco (e non vedo come possa risolversi definitivamente, perlomeno fino a settembre 2013, data delle elezioni federali tedesche), gli spread ed i tassi potrebbero volare nell’iperspazio (ovviamente col solito andamento a dente di sega).

7)      DEBITO PUBBLICO e conti pubblici:  secondo me vincerebbe la LIRA, ma unicamente nel caso di avere politici decenti (nel caso opposto saremo fottuti comunque sia con EURO che con LIRE)

Qui, farei un ragionamento un po’ semplicistico, ma efficace.
I Fautori dell’EURO sostengono che tornare alla LIRA fara’ riesplodere i Tassi, e che l’introduzione dell’EURO ha consentito di ridurre l’ammontare degli interessi pagato di 60-75 miliardi, pari a 4-5% del PIL (in termini attualizzati). Hanno ragione, ovviamente, ma penso che il ragionamento sia monco. Mi spiego.
L’ingresso nell’EURO (ed ancor prima in un sistema a cambi fissi a 990 sul marco) ha avuto anche altre 2 conseguenze. In primo luogo ha frenato nettamente la dinamica del PIL reale (la cosa l’abbiamo vista negli articoli in premessa), sia per il contenimento inflattivo, sia per le ricadute sull’economia reale (sappiamo che da 15 anni cresciamo dell’1% meno della media UE, differenziale che nel 2012 si avvicinera’ al 2%).  Ebbene, cio’ implica una contrazione del denominatore con cui si misura il debito pubblico (e quindi lo fa aumentare). In secondo luogo, il calo del PIL ha impatti sulle spese (che crescono, specie quelle di tutela) nonche’ sulle entrate (la Manovra Monti ne e’ un’esempio lampante, con entrate nettamente inferiori al preventivato a causa del crollo del PIL, causato dalle stesse misure). Che significa cio?
Che dire, facciamo 2 calcoletti senza pretese. Dal 1995 ad oggi, l’Italia e’ passata da avere un PIL industriale che pesava il 65% di quello tedesco, al 50% attuale (ne abbiamo gia’ discusso). Ipotizzando che l’Italia fosse rimasta al 65%, e che la Germania avesse corso meno (non avrebbe avuto i vantaggi che ha avuto), l’Italia oggi avrebbe avuto un PIL industriale di 60-70 miliardi di Euro in piu’, raddoppiabili con gli impatti su export e servizi. 120-140 miliardi di PIL in piu’ equivalgono a 60-70 miliardi di tasse in piu’, che guarda un po’ sono esattamente il costo dei maggiori interessi. Ovviamente il calcolo ha limiti evidenti, ma da’ un’idea sul fatto che l’EURO ha avuto anche impatti negativi indiretti su Deficit e Debito (legati a minore PIL e minore inflazione), accanto a quelli positivi diretti (minori tassi di interesse).
Conclusioni?
Restare nell’EURO e’ comunque un suicidio. Nel 2012 voleremo al 126% di Debito. Successivamente non credo le cose migliorino. Restare nell’EURO, poi, significa inflazione bassa e quel che e’ peggio PIL nominale con andamento disastroso. E’ evidente che anche nel 2013 il Debito salira’, visto che il denominatore avra’ un’ andamento disastroso, e cio’ avverra’ anche nel caso di riduzione del deficit all’1,5-2,0%. Inoltre, Bruxelles c’ha gia’ fatto sborsare l’equivalente del 3% del PIL di nuovo debito per salvare la Grecia, Portogallo, banche Spagnole ed Irlanda e seguira’ un altro 1% (come minimo; temo assai di piu’). In questo contesto nel 2013, in assenza di privatizzazioni e dismissioni serie, il debito volera’ e se gli spread cresceranno, si avvitera’ sempre piu’ verso l’alto, con conseguenze gia’ viste in Grecia. Se anche a fine 2013, andassero al governo in Germania formazioni a favore degli Eurobond, l’Italia (sempre che non sia fallita prima) si trovera’ comunque con un debito al 130% e con dinamica crescente, per cui realisticamente parlando, la permanenza nell’EURO non promette bene sul fronte del Debito Pubblico.
Passiamo al ritorno alla LIRA ed ipotizziamo avvenga domani. Sappiamo che ci sarebbe un’impatto immediato sul PIL (legato ad una crescita netta dell’export e della produzione, nonche’ a qualche ricaduta inflattiva), eviteremo di dare altre prebende a Grecia e soci (costose), mentre non ci sarebbe un’impatto immediato significativo sugli interessi (se s’alzasse anche del 2-3% la curva dei tassi, l’impatto il primo anno sarebbe solo dello 0,3-0,5%). In sintesi, un ritorno alla LIRA avrebbe certamente nel  primo e secondo anno vantaggi notevoli sull’ammontare del Debito (minori sul fronte del deficit, dove la ripresa economica ed inflattiva, comunque, compenserebbe nettamente la maggior spesa per interessi). E’ ovvio che nel medio e lungo periodo, le spese per interessi avrebbero un’incidenza maggiore. Ecco perche’ reputo essenziale, la gestione di un ritorno alla LIRA con una classe politica decente (non dico eccellente), che sappia contenere e ridurre la spesa pubblica, fare le riforme e le dismissioni, contenere l’inflazione su valori decenti e ridurre tasse e burocrazia sui produttori. In questo caso non c’e’ partita, ed il ritorno alla LIRA sarebbe nettamente vantaggioso rispetto ad una permanenza nell’EURO, come da ragionamento sovrastante (gente seria al governo, con l’EURO e questa crisi in svolgimento, a mio vedere potrebbe fare comunque poco, e le dinamiche di cui sopra potrebbero solo essere attenuate; infatti l’economia reale, con l’EURO e la crisi, non si puo’ far ripartire, a meno di riforme serie ed anni di lavoro….. ma in alcuni anni, saremo gia’ morti e sepolti).

8)      FINANZA – STABILITA’ E STRUMENTI DI FLESSIBILITA’ FINANZIARIA:  secondo me vince la LIRA

Eccoci arrivati al secondo vero vantaggio dell’EURO: entrare in un sistema piu’ forte e stabile, dove le nostre debolezze sono compensate dalla forza altrui, e non siamo sottoposti a crisi periodiche.
Questo vantaggio e’ stato indubbio nei fatti nel periodo 1996-2008. Dal 2008 non e’ piu’ vero.
Abbiamo rinunciato a TUTTI gli strumenti di flessibilita’ cui dispone una nazione sovrana: Banca Centrale, possibilita’ autonoma di stampare, fare QE e muovere i tassi. Sono i tradizionali strumenti cui dispone una nazione per gestire l’ordinario e lo straordinario. Tali strumenti vengono prontamente mossi da una nazione nel suo interesse ed al momento opportuno. Ebbene, nel passato, arrivava una sana crisi, si muovevano i tassi, c’era panico, partiva la speculazione, la Banca d’Italia stampava e difendeva la Lira, e poi alla fine svalutava. Tutti gli indicatori oscillavano, e dopo un po’ tutto tornava ad un equilibrio. Sembrava talvolta un film horror, ma aveva una sua logica. Nel caso peggiore avremo fatto default (e solo Dio sa, se cio’ non sarebbe stato meglio o peggio).
Quanto sopra, sacrificato senza uno straccio di referendum all’EURO, moneta STATUS SYMBOL, che ci avrebbe garantito la protezione alle insidie della finanza anglosassone cattiva ed ingiusta.
Ora, qualcuno mi spiega nel 2008-2012 quali protezioni reali abbiamo avuto? Niente QE, niente stampa, polemiche infinite, classi politiche nazionali che si sbranano, la Germania che si rifiuta di garantire per gli altri e chiede misure che manderebbero in recessione pure la tigre Cinese. In sintesi, non solo non siamo protetti, ma siamo pure con le mani legate, completamente privi di strumenti di flessibilita’ per azioni sul breve periodo, destinati alla deindustrializzazione, ad una poverta’ crescente, ad essere cucinati a fuoco lento, e ciliegina sulla torta, pure derisi.
Ebbene, personalmente (e qui lo ripeto: personalmente!), credo che l’EURO e’ una costruzione alle cui spalle abbia una BABELE ed appare evidente anche a persona che di finanza capisce poco (tipo me) che questa crisi si risolvera’ solo in ultima analisi mettendo assieme destini, potere, debiti e quant’altro (ho dubbi che la Germania accettera’ mai, e comunque anche se fosse ci sono ostacoli politici e burocratici non da ridere) o con una disgregazione. Ebbene, ritengo che tornare ad avere tutti gli strumenti di flessibilita’ finanziaria (Banca centrale, Tassi, stampa, QE, etc), dia maggiori garanzia che restare nel Limbo in attesa di qualcosa (la garanzia finanziaria complessiva da parte tedesca ed OK di 17 parlamenti ad una serie di step inevitabili in caso di creazione degli Stati Uniti d’Europa) che difficilmente arrivera’.

9)      DEMOCRAZIA e RESPONSABILITA’: stravince la LIRA

Nell’attuale Unione Europea e Monetaria, non vedo traccia di Democrazia, ne’ di Responsabilita’. Attualmente vedo solo una Babele dove fondamentalmente non si capisce niente e non si comprende realmente come uscirne. I processi sono spesso decisi in barba all’opinione pubblica, da gente mai eletta. A mio vedere il progetto EURO avrebbe senso se l’EUROPA fosse concepita come Stati Uniti d’Europa (non mi prolungo, credo sia chiaro cosa intendo), mentre l’attuale minestrone e’ un non senso in termini, destinato ad un’ovvia implosione. Inoltre, l’attuale crisi si svolge in modo tale che inevitabilmente cresceranno i nazionalismi ed il sentimento di odio tra le varie nazioni.
Tornare alla LIRA significa Responsabilita’ di affrontare i propri problemi con autonomia, con un minimo di parvenza democratica. Meglio ognuno per i fatti suoi, rispettandosi coi vicini.

10)   CONCLUSIONI: direi che e’ meglio tornare alla LIRA, e conviene farlo alla svelta; ovviamente in un contesto internazionale fortemente competitivo e spesso ostile, tale azione ha senso (specie sul medio e lungo periodo) solo se guidata da una classe dirigente decente, che faccia le riforme, riduca le spese e le tasse e riporti il paese ad un minimo di buon senso

In uno degli articoli in calce, mi ero sbilanciata, affermando che l’Italia in caso di svalutazione avrebbe svalutato nell’ordine del 18-25% sulla Germania (ovviamente per cifre assai inferiori su Francia, USA ed UK); l’affermazione vale a meno delle forti oscillazioni iniziali, ed e’ legata al fatto che le svalutazioni normalmente si risolvono in ammontari analoghi al differenziale inflattivo del periodo dalla precedente svalutazione, a meno di differenze imposte iniziali.
In questa crisi, comprendo in parte i Tedeschi (anch’io non vorrei fare la fine della Lombardia in Italia), e li ammiro come popolo: a differenza di altri (che piagnucolano mancie) io sono un po’ incavolata con la Merkel, perche’ non ha un comportamento da Leader; un Leader a mio vedere deve dare l’esempio ed essere onesto, e non tirare avanti per 3 anni in tentennamenti: credo la sappiano pure loro che se ne esce solo o disgregandosi o unendosi del tutto…. le soluzioni intermedie incancreniscono tutto… ebbene, a me spiace di loro questo andreottismo nel non voler decidere… e di fatto lo sanno anche i sassi, che alla fine decideranno loro… troverei che fossero onesti e dicessero: cari amici, cosi’ non si puo’ andare avanti, andiamo ciascuno per la sua strada, ed ognuno se la cavi sa solo….. invece non lo fanno, perche’ su una cosa sono tutti concordi nelle analisi in caso di crollo dell’euro: la Germania ne verra’ fortemente penalizzata.
Detto quanto sopra, all’ITALIA SENZA DUBBIO CONVIENE UN RITORNO ALLA LIRA. La cosa conviene da quasi tutti i punti di vista. Ci sono pero’ 2 insidie:
1)      Un ritorno alla LIRA fatto dopo il suono della campanella, in presenza di una serie di default a catena, non darebbe vantaggi all’economia reale, perche’ il contesto complessivo europeo sarebbe di tracollo generalizzato. Tale situazione priverebbe l’Italia di parte dei vantaggi legati alla svalutazione (in contesti di tracollo, l’export verso il resto d’Europa, che assorbe il 60% delle nostre merci, avrebbe problemi) ed un eventuale default troverebbe reazioni feroci in una serie di nazioni declinanti e desiderose di sopravvivere. Il ritorno alla LIRA va fatto quanto prima, mettendo la Germania di fronte alla scelta definitiva, facendo tale azione in compagnia di altre nazioni.
2)      Un ritorno alla LIRA andrebbe gestito da gente con la testa sulle spalle. Inizialmente la svalutazione produrrebbe forti vantaggi su molti fronti economici, ma ci esporrebbe ad attacchi e rappresaglie da parte di nazioni con la spalle piu’ larghe delle nostre. Ovvio che ci vuole una classe dirigente minimamente seria e decisa, e non pagliacci che parlano di “spread a 1200”, o di “culona inchiavabile”, o di “patrimoniali”. Il dopo e’ ancora piu’ tosto: vanno mantenuti i vantaggi competitivi e non scialacquati, facendo riforme serie che consentano all’inflazione di essere tenuta sotto controllo, e facendo politiche di bilancio tese a ridurre spese e sprechi dando vantaggi fiscali ed operativi alle categorie produttive ed alle famiglie. Ovviamente gli attuali barbagianni della classe dirigente italiana sono inadeguati, per cui capisco bene le ritrosie di Funny King ed altri su questo sito, all’ipotesi di ritorno alla LIRA. Personalmente, ritengo pero’, che barbagianni o non barbagianni, se non torniamo rapidamente alla LIRA, presto saremo come paese in coma irreversibile, e non potremo riprenderci come nazione, neanche in decenni.
L’opzione EURO non e’ un’opzione, ma e’ un suicidio. Gli svantaggi sono infiniti. I vantaggi promessi all’origine (tassi, sicurezza) stanno svanendo in questa crisi. Ma quello che e’ peggio, e’ che appare evidente che l’EURO ha alle spalle una costruzione imperfetta, destinata ad un verosimile collasso.
Per cui vale la pena tenere l’EURO solo perche’ e’ uno status symbol chic? Direi proprio di No.


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giovedì 16 agosto 2012

0 Analisi della Svalutazione del 1992-1995

Riporto qui alcune considerazioni di un lettore (Tombecker) che nei commenti dell’articolo Tornare alla Lira di Funny King ha espresso opinioni qualitative e quantitative relative alla svalutazione della Lira del 1992-1995.

Se poi aggiungessi la tabella anno per anno di quel mitico” quadriennio ’92-’95 (crescita PIL, inflazione e aumento del debito pubblico totale, nella fattispecie) credo che nessuno si azzarderebbe a dire piu’ ne’ beh ne’ ma con questa storia della svalutazione.
Te li ripeto ancora:
- In quei 4 anni il debito pubblico aumento’ di oltre il 20% sul PIL.

- In quegli anni la crescita fu dell’1% (addirittura negativa in un anno).
- In quegli anni l’inflazione viaggiava tra il 4 e il 6%.
Io tutto sto eldorado non lo vedo, anzi. 
E se per te un aumento di produzione industriale del 5% (o anche 10%…) giustifica un aumento del debito pubblico di tale entita’, non ti offenderai se non ti prendo troppo sul serio.
Quando dici che questa Europa sembra l’Italia, in parte hai ragione. Come succede in Italia, ci sono parti che cercano scorciatoie, scappano dalle proprie responsabilita’ e ci sono cittadini di alcune aree geografiche che trattano le politiche implementate dai politici “locali” come esogene.
Quale sarebbe la colpa dei tedeschi? Il fatto di avere la stessa moneta che abbiamo noi e il fatto di voler mantenere i conti in regola (compresa una moneta che non perde valore ogni anno che passa al 5 o al 10%?).
Pensi davvero che valga la pena indebitarsi del 5% all’anno per avere una crescita dell’1%? E io mi domando e dico…e il 4% che manca dove cappero e’ finito?
E quando dico manca intendo nell’ipotesi di distribuzione diretta ai cittadini tramite accreditamento su conto corrente (e conseguente spesa). Ovviamente invece se uno si aspetta che le attivita’ economiche si svolgano normalmente…e aumentando il debito pubblico del 5% mi aspetterei una crescita piu’ alta di tale cifra.

La risposta a questa domanda, per quanto banale, contiene il motivo per cui tornare alla lira sarebbe solo deleterio e sottolinea come il problema italiano sia piu’ sociale, quasi filosofico, che economico.

Le tesi sono fondamentalmente 3:

1) L’inflazione correva in modo rilevante durante il periodo della svalutazione
2) La svalutazione 1992-1995 non ha avuto impatti significativi sul PIL
3) La svalutazione della Lira nel 1992-95 fu un fenomeno che ando’ a braccetto con l’incremento del Debito Pubblico

 Andiamo a fare un’analisi di questi 3 parametri:

1) L’INFLAZIONE DURANTE LA SVALUTAZIONE DEL 1992-1995
Vediamo cosa accadde nella Svalutazione del 1992-1995, guardando anche gli anni prima e dopo.

lira marco Analisi della Svalutazione del 1992 1995   Reload

In sintesi, pur in presenza di una Svalutazione del 50% tra fine 1992 ed il 1995, si e’ avuto:
a) Un’inflazione media annua del 4,6% tra 1993 e 1995
b) Il dato va letto nel contesto dell’epoca (la Germania ebbe negli stessi anni un 3,0% nonostante la rivalutazione): il differenziale di inflazione con la Germania nei 3 anni fu cumulato del 4,9% (1,6% medio annuo), e si ridusse fortemente rispetto al periodo antecedente (cambio fisso), e nel periodo successivo, quello 1996-98, la rivalutazione sul Marco, non incise piu’ di tanto sul differenziale di inflazione tra Italia e Germania.
c) Il dato va confrontato con quello del periodo antecedente a cambi fissi (media annua 1990-92 al 5,9%) e successivo ove ci fu una rivalutazione (media annua 1996-98 al 2,6%)
In estrema sintesi l’impatto inflattivo, tanto in termini assoluti, quanto letto nel contesto internazionale dell’epoca, quanto letto in confronto ai periodi precedente (cambi fissi) e successivo (rivalutazione e cambi fissi) fu estremamente modesto, e di una frazione modestissima rispetto all’entita’ stessa della svalutazione, e la cosa e’ leggibile in ogni confronto (assoluto, relativo, temporale).
La cosa fu possibile grazie al crollo delle importazioni (piu’ care) sostituite in ampie fette di mercato da produzione nazionale piu’ a buon mercato.
Dai numeri sopra presentati, ma anche da quelli dei periodi precedenti e successivi, che risulta chiara e’ che da decenni l’Italia ha un sistema maggiormente inflattivo della Germania, tanto con Lira/Marco che con Euro, tanto in presenza di Cambi fissi che in presenza di svalutazioni o rivalutazioni, tanto quando marciavamo con Deficit Pubblico del 10% ed oltre, tanto quando avevamo un Saldo Primario positivo di oltre il 5%, ed assai maggiore della Germania. Semplicemente il Sistema Italiano (al pari di quello di diversi paesi europei) e’ da decenni maggiormente inflattivo di quello Tedesco, per una serie di ragioni sistemiche (sistema distributivo maggiormente parcellizzato, sistema delle relazioni sindacali e di controllo delle retributioni, sistema di controllo e calmieramento dei prezzi immobiliari, sistemi dei servizi, etc): Lira, Euro, svalutazioni o cambi fissi, rigore pubblico o deficit a manetta hanno storicamente un’influenza, ma decisamente minore alle cause sistemiche sopra descritte.
Faccio presente che, tra le cause sistemiche di cui sopra, ce ne sono alcune (calmieramento dell’immobiliare o dei servizi o delle retribuzioni) affrontabili in tempi ragionevolmente ristretti (tramite riforme, liberalizzazioni, cambiamento di relazioni), altre affrontabili con effetti di successo solo in lustri (sistema distributivo).


2) IL PIL DURANTE LA SVALUTAZIONE DEL 1992-1995
 Onestamente dire che la crescita fu dell’1% in quegli anni e’ vero, ma in se’ non vuol dire niente, se non si guarda il contesto (Germania, Europa) in cui siamo inseriti.
Ancora una volta guardiamo i dati, raggruppati negli anni della Svalutazione, negli anni precedenti (cambio fisso) ed in quelli successivi (rivalutazione e cambio fisso), ovviamente confrontandoli con quelli del contesto siamo (Europa) o con cui ci confrontiamo (Germania).

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Quanto sopra descritto trova conferma nell’andamento del conto corrente della Bilancia dei Pagamenti Italiana che ottenne un miglioramento epocale (quella tedesca fini’ negativa) a seguito della svalutazione (si noti invece l’andamento negativo nei periodi a cambio fisso):

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Diamo un’occhiata al Saldo Primario: nel corso degli anni 90 la Germania e’ rimasta attorno ad avanzo primario costante (segno di assenza di consistenti manovre recessive), mentre in Italia si passo’ da un passivo del saldo primazio dei conti pubblici, ad un avanzo primario di dimesione epocale a meta’ degli anni 90.

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In sintesi appare del tutto evidente che la Svalutazione della LIRA ebbe un fortissimo impatto positivo sul PIL, che nonostante manovre economiche di dimensione epocale avvenute nel periodo e con effetti recessivi decisamente maggiori in proporzione a quelle odierne di Monti, consentirono di passare, nonostante un ciclo economico internazionale non favorevole, ad un saldo primario positivo del 6,5%. Furono proprio gli effetti della Svalutazione a consentire al PIL dell’epoca di non crollare (con Monti e l’Euro, oggi, e manovre di assai minore entita’, siamo col PIL in crollo verticale, anche rispetto al resto d’europa) e la dimensione di tale spinta sul PIL e’ desumibile dal grafico delle Partite correnti. In Germania dai dati e’ evidente l’effetto opposto.

3) LA SVALUTAZIONE DEL 1992-1995 FU UN FENOMENO CHE ANDO’ A BRACCETTO CON UN INCREMENTO EPOCALE DEL DEBITO PUBBLICO
Anche in questo caso e’ vero esattamente l’opposto.

Italy Debt Analisi della Svalutazione del 1992 1995   Reload

Abbiamo visto che proprio a cavallo degli anni della svalutazione della Lira, il saldo primario, indicatore fondamentale per capire il “parassitismo” dello Stato, divento’ positivo fino a valori notevoli, e cio’ consenti’ di invertire la dinamica della curva del Debito (la cosa e’ maggiormente visibile sul Debito Pubblico netto, dove appare in tutta la sua dimensione l’effetto di riaccumulazione di attivita’ dello stato: cassa e riserve).

Conclusioni:
Abbiamo gia’ analizzato tanti parametri in quella svalutazione del 1992-1995. Ora abbiamo visto che una serie di luoghi comuni, sono sostanzialmente smentiti. Gli effetti inflattivi della svalutazione 1992-95 furono modesti. Il PIL ebbe un vantaggio epocale nella sua componente import-export, e si comporto’ in quegli anni meglio che nel resto d’Europa, nonostante proprio in quegli anni furono fatte una serie di manovre economiche di dimensioni epocali (Amato – Ciampi – Berlusconi – Dini) che portarono al crollo del Deficit, alla costituzione di un forte attivo primario ed ad una netta inversione della dinamica del Debito Pubblico. Furono poi i governi dei successivi 15 anni (che sostanzialmente dormirono e non ridussero tasse e spese, e non fecero riforme), unitamente all’incapacita’ dell’Italia di convivere a lungo termine con un sistema di cambi fissi ed Euro (che ha via via falcidiato produzione industriale e conto corrente della bilancia dei pagamenti e di componente estera del PIL), a non permettere il completamento del risanamento.
Chi oggi pensa che la situazione del 2012 differisca da quella del 1992, rammento che rispetto all’epoca, il peso dell’ “import-export” nel 2012 rispetto al PIL e’ significativamente maggiore che nel 1992 (in Italia come in tutti i paesi Europei), e che quindi gli effetti di una svalutazione oggi, dovrebbero teoricamente essere conseguentemente maggiori.

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