venerdì 30 novembre 2012

0 Ho fatto il REDDITEST di Befera, che dovrebbe servire a stanare gli evasori. Disponibile la simulazione On-Line. Vi svelo i trucchi dell’ennesima bufala!


IL TEST ON LINE DEL REDDITEST

L’agenzia delle Entrate ha svelato giusto oggi il funzionamento del tanto atteso «redditest»: il software per l’auto-diagnosi della coerenza fiscale illustrato ieri alle associazioni di categoria e ai professionisti in un incontro riservato e che, da questa mattina, si può SCARICARE ON LINE DAL SITO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE (CLICCATE SUL LINK)
Citano le istruzioni sul Sito:
ReddiTest è un software che consente ai contribuenti di valutare la coerenza tra il reddito familiare e le spese sostenute nell’anno. Per utilizzare il programma è necessario scaricare il software e inserire i dati richiesti. Le informazioni, quindi, restano sul proprio computer, senza lasciare alcuna traccia sul web. Nel ReddiTest devono essere inizialmente indicati la composizione, il reddito e il comune di residenza della famiglia, e, successivamente, le spese sostenute nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari.
E’ possibile in qualsiasi momento modificare o integrare le informazioni riportate. Il risultato e i dati inseriti possono essere salvati e stampati.

SIMULAZIONE DEL REDDITEST

Ho provato a farlo: la simulazione richiede per una persona piuttosto sveglia 30-60 minuti e non sempre e’ intuitiva. Ti fanno anche domande strambe (hai cavalli?) e domande impossibili (ammontari per determinate categorie di spesa nel 2009, che non potrebbe ricostruire esattamente neanche l’Oracolo di Delfi). Man mano che si confermano le schermate, arrivano rassicuranti messaggi che riportano la dicitura “COERENTE”.
Befera, sostiene che con nuovo redditomentro il 20% delle dichiarazioni sono incoerenti «Da una simulazione sull’intera platea delle famiglie, oltre 4,3 milioni (circa il 20%)» delle dichiarazioni dei redditi «risultano non coerenti»: «tra le diverse categorie di reddito il tasso di irregolarità é maggiore nel reddito di impresa e nel reddito di lavoro autonomo».

befera 650x250 Ho fatto il REDDITEST di Befera, che dovrebbe servire a stanare gli evasori. Disponibile la simulazione On Line. Vi svelo i trucchi dellennesima bufala!


GIUDIZIO TECNICO

Le prime schermate (Dati Nucleo Famigliare, Abitazioni, Mezzi di trasporto) sono semplici da compilare e razionali.
Poi iniziano una serie di schermate assurde (Istruzione, Assicurazioni, Tempo Libero, Spese Varie, Investimenti) che chiedono una serie di dati di dettaglio, tra l’altro divise per i componenti della famiglia. Ho fatto qualche simulazione, inserendo per esempio una cifra iperbolica spesa in GIOCHI ON LINE e mi ha detto COERENTE. Ho azzerato tutto e messo stessa cifra per ISTRUZIONE FIGLI e pure qui COERENTE. Facendo le 2 cose insieme mi da’ INCOERENTE. In estrema sintesi, al sistema non interessa per niente come spendi i soldi, ma interessa solo QUANTO SPENDI COMPLESSIVAMENTE, e confronta cio’ col REDDITO DICHIARATO (a naso il sistema dal Dichiarato calcola il Netto e considera su per giu’ questo come l’ammontare oltre il quale la sommatoria di tutte le spese certifica l’incoerenza).
La domanda che mi pongo e’ banale: NON BASTAVA CHIEDERE SEMPLICEMENTE LE SPESE COMPLESSIVE NELL’ANNO A LIVELLO FAMILIARE ? (Dato che piu’ o meno uno puo’ ricostruire) e non farti una sfilza di domande cui nessuno e’ in grado di dare il 100% di risposte esatte?

SE INCAPPATE NEL REDDITEST VI SVELO IL TRUCCO

Volete restare COERENTI?  Allora non evadete (come dice Befera). 2 consigli banali comunque per restare tranquilli:
1) Le Spese dichiarate devono essere per un ammontare complessivo pari Reddito Netto, che altro non e’ che il Reddito Dichiarato Complessivo meno l’Irpef.
2) Fatte attenzione: su alcune voci il fisco ha strumenti di verifica precisi, perche’ puo’ incrociare i dati dichiarati con banche dati (esempio: case, automobili, assicurazioni, viaggi aerei, tasse universitarie, etc), e qui e’ bene dare dati corretti al centesimo. Su altre voci, in cui lo stesso dichiarante fara’ grande fatica a segnare cifre precise, anche il Fisco avra’ enorme difficolta’ a ricostruire la veridicita’ dei dati, per cui, su tali voci, se avete dei dubbi, non largheggiate nelle stime e siate cauti.

CONCLUSIONE: IL REDDITEST E’ ALTRA BUROCRAZIA E SPESA PUBBLICA INUTILE, COSI’ CONCEPITO

Se baseranno la lotta all’evasione su uno strumento cosi’ straordinariamente complesso (ed incerto in alcune domande), non ho dubbi che nasceranno problemi a tappeto. Inoltre piu’ il sistema e’ complesso, piu’ dati bisogna procurarsi e gestire, e piu’ burocrazia e costi deve sostenere la PA.

BUONA “INCOERENZA” A TUTTI ! ! !

GPG Imperatrice
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mercoledì 28 novembre 2012

0 CRESCITA ECONOMICA: Analisi e Proposte per far Ripartire il PIL


Ripropongo ai Lettori questa mia fatica pubblicata 2 mesi fa. L’articolo e’ lunghetto, ma strutturato e si legge in circa 7-8 minuti, ed a mio avviso e’ tempo ben impiegato.
Ve lo ripropongo per una ragione semplice: un mio buon conoscente, ieri, diceva qualcosa del tipo “Fare durante i periodi di Recessione Tagli alle Spese, e perfino agli Sprechi ha impatti pesanti sul PIL“, e rafforzava il concetto dicendo che c’erano fior fiore di economisti che supportavano e dimostravano questa tesi. Visto che questo conoscente e’ persona giovane, m’ha colpito il suo tono di ineluttabilita’ e malinconia.
Francamente ritengo l’affermazione vera, ma anche falsa. Vera, nel senso che se fai un taglio di Spesa, hai comunque un impatto sul PIL negativo. Falsa, perche’ come ho provato a scrivere nell’articolo una Manovra sulle Spese o sulle Tasse di ammontare X, non ha necessariamente un impatto pari ad X sul PIL.
Mi spiego meglio. Ipotizziamo di fare un Taglio di Spesa pari ad un ammontare X. Quale impatto ha sul PIL? Semplificando un po’ l’impatto sara’ pari a varie componenti:
a) Una riduzione pari ad X (in sintesi, pari all’ammontare della spesa stessa)
b) Un aumento pari a Y (se viene ridotta la Spesa di un servizio Importato, calano le importazioni e sale il PIL)
c) Una riduzione pari a K (in pratica e’ l’effetto “moltiplicatore“ del sistema legato al cambiamento di fiducia, ed e’ un fattore che si lega al numero e reddito dei soggetti colpiti, ed al mutamento di fiducia degli stessi)
d) Un aumento pari a J (altro non e’ che l’effetto “reazione” dei soggetti colpiti, che cercano di compensare il reddito falcidiato, con altre azioni)
Quanto sopra vale anche per un Aumento di Spesa (invertendo la voce “riduzione” con quella “aumento” e viceversa)
In sintesi, dire, se taglio l’acquisto di JET d’Importazione dall’america per 1 miliardo, ho un calo del PIL di 1 miliardo, e’ semplicemente una colossale panzana (perche’ trattasi di prodotto importato e con effetti moltiplicatore e reazione piu’ o meno nulli), ma sara’ estremamente modesto. Se invece, per esempio, abbasso la tassazione su un servizio prettamente interno, per un valore X, l’impatto finale complessiva puo’ essere maggiore di X stesso.
In estrema sintesi “IN PERIODI DI CRISI (che poi, siamo in crisi da 20 anni e lo saremo per chissa’ quanti ancora) E’ DOVEROSO RIDURRE LA SPESA PUBBLICA, IN PARTICOLARE QUELLA IMPRODUTTIVA, QUELLA DI BENI IMPORTATI, QUELLA CON EFFETTO MOLTIPLICATORE MINORE E QUELLA DOVE E’ VEROSIMILE UN EFFETTO REAZIONE MAGGIORE”  e contestualemente vanno varate misure di “RIDUZIONE DELLA TASSAZIONE, IN PARTICOLARE A SOGGETTI PRODUTTIVI, CONSUMATORI IN PREVALENZA DI BENI E SERVIZI NAZIONALI, DOVE L’EFFETTO MOLTIPLICATORE E’ CONSISTENTE E GENERA ALTRO PIL).
Buona Lettura
GPG Imperatrice

———————— (Articolo pubblicato il 5 Settembre 2012) ———————


Parte 1 - Premessa: il concetto di “Crescita” in Italia

Sentiamo ciclicamente parlare Politici di ogni colore, Sindacalisti, Industriali, Economisti parlare di necessita’ di “CRESCERE” e creare ricchezza, occupazione e quant’altro. In estrema sintesi: “far crescere il PIL”.  Le ricette che vengono proposte sono generalmente semplificate ed il piu’ delle volte non sono altro che “richieste di prebende” da finanziare a deficit; in sintesi si chiedono denari sotto forma di detassazione, investimenti o incentivi che dovrebbero essere pagati dai nostri figli o da non meglio identificate risorse da far pagare al “cattivo” di turno (speculatori, evasori, ricchi, parassiti, etc).

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Rammento bene, nel pieno della crisi del 2009, il probabile futuro premier italiano, il leader del PD Bersani, propose una splendida manovra anticiclica finanziata a deficit (qui l’articolo dell’epoca), che in estrema sintesi e’ la ricetta adottata da Zapatero e che successivamente ha fatto risucchiare la Spagna in una spirale Deficit-Disoccupazione da cui ancora non ne esce. A Bersani, in quell’occasione, riconosco comunque onesta’: disse quello che le classi dirigenti Italiane propongono e realizzano da 40 anni (rattoppi momentanei fatti pagare ai nostri figli). Ho parlato di Bersani, ma avrei potuto citare Berlusconi o praticamente tutti i politicanti nostrani.

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Parte 2 - Ma cosa significa realmente “Crescita”?

 Semplificando un po’ i ragionamenti, per far crescere il PIL, e’ necessario fa crescere una o piu’ delle sue componenti:
a) La Domanda Interna: che altro non e’ che Consumi ed Investimenti
b) La Componente Estera: che altro non e’ che il saldo tra importazioni ed esportazioni, tanto di merci, quanto di servizi
 Si badi bene, che la cosa non e’ affatto semplice. Politiche per esempio che favoriscono la Domanda Interna (incentivi, detassazioni, investimenti) si portano dietro inevitabilmente incrementi delle importazioni, e quindi alla fine l’impatto di crescita del PIL e’ mitigato. Ovviamente vale anche il viceversa (Monti con le sue manovre ha fatto contrarre in modo epocale la Domanda interna, ma l’impatto depressivo sul PIL s’e’ attenuato grazie al conseguente calo delle importazioni). Analogamente, senza entrare troppo nei dettagli, vi dico che anche le politiche che favoriscono la Componente Estera, generalmente hanno impatti inversi sulle componenti della Domanda interna.

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Parte 3 - Perche’ l’Italia non cresce?

Alcuni mesi or sono feci un’articolo dettagliato dove rispondevo al quesito, che vi invito a leggere.
 Qui vedete il disastro dell’ultimo decennio sul PIL

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Parte 4 -  Le Tradizionali Ricette per fare Crescita in Italia nel Breve e Medio Periodo: sono oggi sostanzialmente inapplicabili

Vediamo ora le possibili e tradizionali ricette:

A) Far ripartire la Domanda Interna (Consumi ed Investimenti) tramite interventi (detassazioni, spesa pubblica, investimenti) finanziati a Deficit: e’ inapplicabile
In una nazione con col Debito Pubblico al 125%, in piena “crisi dei Debiti Sovrani” nella zona Euro, e’ evidente che qualsiasi intervento di questo tipo e’ suicida, perche’ avrebbe implicazioni dirette su Deficit e Debito, ma soprattutto indirette (si amplierebbero gli Spread e quindi i Tassi e quindi si pagherebbero piu’ interessi, il tutto per la sfiducia)

B) Far ripartire la Domanda Interna (Consumi ed Investimenti), tramite nuova Spesa Pubblica, finanziando cio’ con nuova Tassazione: e’ sostanzialmente folle
L’Italia gia’ oggi ha una Spesa Pubblica pari a circa il 50% del PIL, e larga parte di tale Spesa e’ inefficiente (produce servizi non adeguati alle Spese effettuate). Vero e’ che la Spesa Pubblica e’ sostanzialmente PIL, ma altrettanto vero che sostanzialmente ogni nuova spesa pubblica altro non e’ che spostare PIL generato dai privati (famiglie ed Imprese) allo Stato.
Il saldo complessivo poi, e’ negativo, perche’ i soggetti privati, generalmente gia’ sottoposti ad elevatissima tassazione, cui viene chiesto un’ulteriore contributo per un certo ammontare (per finanziare la creazione un un certo PIL pubblico), generalmente riducono consumi ed investimenti per ammontare analogo o superiore. L’effetto sfiducia e scoraggiamento nei privati generano inoltre fenomeni a catena che hanno un’effetto depressivo sul PIL (chiusure attivita’, spostamento denari ed attivita’ all’estero, scoraggiamento, etc).
Anche il finanziamento di nuova Spesa Pubblica tramite Tassazioni di categorie da “punire” (patrimoniali sui ricchi, recupero evasione, tassazione ulteriori rendite e transazioni), in una nazione come l’Italia con pressione fiscale elevatissima, generano depressione. Per chi non lo sapesse l’evasione altro non e’ che Reddito o Consumi, ed e’ contabilizzata nel PIL, e quindi ancora una volta, trasferisci PIL privato al pubblico (saldo zero) ed in piu’ hai una componente di PIL negativa generata dall’effetto sfiducia. Anche azioni di tassazione ulteriore sui ricchi, altro non generano che fughe generalizzate dal paese di capitali ed attivita’, che alla fin fine generano effetti depressivi.

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C) Far ripartire la Domanda Interna (Consumi ed Investimenti), tramite Riduzione della Tassazione, finanziandola con Riduzione della Spesa Pubblica: la cosa ha effetti sul PIL a breve termine solo se condotta in modo accurato
Qui vale il ragionamento inverso a quello fatto sopra. Si prende PIL pubblico (ogni spesa pubblica, pure gli sprechi, e’ PIL) e lo si fa diventare PIL Privato (una detassazione genera nuovi Consumi ed Investimenti nel privato). Apparentemente il saldo e’ zero, ma non sempre e’ cosi’. Infatti vanno valutati bene gli effetti sulla fiducia complessiva della manovra (la sfiducia generata sui percettori di Spesa Pubblica e la fiducia sui beneficiati dalla Detassazione: fiducia/sfiducia generano sempre riduzioni/aumenti indotti di propensione a nuovi consumi/investimenti), nonche’ gli impatti che tale azione ha sulla componente estera del PIL (se taglio Spese che sostanzialmente si traducono in Consumi/Investimenti coperti da produzione nazionale, e poi detasso settori e soggetti che hanno una forte propensione all’acquisto di prodotti esteri, faccio un’azione sostanzialmente suicida, che avra’ come esito un calo del PIL Italiano ed un incremento delle Importazioni).
In estrema sintesi, Ridurre le Tasse su soggetti privati e contestualmente le Spese Pubbliche, ha ricadute positive sul PIL a breve termine, solo se la cosa e’ fatta con giudizio, generando un saldo positivo di Fiducia nel Paese (saldo tra la fiducia generata sui beneficiati e la sfiducia generata sui colpiti) ed un saldo positivo sulla Componente Estera del PIL (in sintesi e’ opportuno valutare con attenzione chi sono e cosa consumano i beneficiati ed i colpiti dai provvedimenti). Ovviamente, sul medio e lungo periodo, provvedimenti di riduzione del mastodontico apparato statale non possono che generare ricadute positive sul PIL.
Vi faccio un’esempio: poniamo che domani voglio detassare l’acquisto di automobili, e metto un’incentivo sull’acquisto di auto e finanzio il tutto cancellando investimenti pubblici in infrastrutture. Ebbene, un tale provvedimento e’ sostanzialmente suicida dal punto di vista del PIL. Le auto acquistate in Italia sono prodotte per circa l’80% all’estero, per cui gli incentivi faranno crescere l’Import e quindi avranno ricadute dirette sul PIL modeste, e certamente assai inferiori rispetto alla riduzione del PIL che genera la Spesa Pubblica (cancellata) per Investimenti in infrastrutture, che e’ un settore tipicamente nostrano.

D) Far ripartire la Componente Estera del PIL, e quindi sostanzialmente l’Export, tramite una svalutazione della Moneta: la cosa e’ vecchia come Adamo ed Eva ed e’ applicata ancora oggi sistematicamente.
Questo e’ il modo piu’ immediato per creare PIL senza generare extra-deficit. Ovviamente bisogna vedere se gli altri ti consentono di farlo. Realisticamente, essendo nell’EURO, non possiamo farci molto. Paradossalmente la crisi dell’Euro-Zona ha generato tra i suoi effetti, anche quello di una svalutazione dell’Euro nel 2012, che ha avuto impatti evidenti sulle Partite Correnti e quindi sul PIL di alcuni paesi, Italia e Germania in testa. Ovviamente l’Italia avrebbe impatti assai piu’ consistenti sulla componente estera e quindi sul PIL se tornasse alla Lira e svalutasse rispetto ai partners commerciali Europei, cui si indirizza il grosso dei nostri scambi commerciali; ovviamente, parliamo di teorie, e nel mondo reale non e’ detto che ti consentano di farlo.


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Parte 5 - Proposte per far ripartire la Crescita ed il PIL nel Breve Termine

A parte la soluzione SVALUTAZIONE dell’EURO o RITORNO/SVALUTAZIONE della LIRA, soluzioni che darebbero un chiaro impulso alla componente estera del PIL, ma che sono realisticamente fuori portata delle nostre Classi Dirigenti nel breve periodo, mi soffermo su alcune Misure ben precise che abbiano la bussola di incrementare la Fiducia Complessiva nel Paese e che tengano in conto gli impatti indotti sull’Import/Export:


1) Aggressione della Spesa Pubblica in una serie delle sue componenti e contestualmente massiccia riduzione della Tassazione su Imprese, Lavoratori e Famiglie, incremententando le risorse da Spendere solo in 2 precisi settori (Investimenti e protezione per la disoccupazione)
In estrema sintesi proponiamo piu’ o meno l’opposto di quanto fatto da Monti.
Gli effetti della Manovra di Monti (e Tremonti) sono “misurabili”:
- Impattavano previsionalmente nel 2012 per 50 miliardi sui conti, il 3% del PIL, all’82% con incrementi fiscali, e si proponevano di ridurre il Deficit dal 3,9% all’1,5% 
Vediamo cosa sta accadendo e gli effetti reali:
- PIL depresso dell’1,5-2,0%  rispetto ad una politica a zero interventi (infatti quest’anno cresceremo del 2,5% meno della media UE, contro il -0,7%/-1,0% degli ultimi 15 anni); 700.000 nuovi disoccupati
- Riduzione modesta del Deficit (quest’anno chiuderemo al 3%, contro il 3,9% del 2011 ed il 1,5% previsionale; in sintesi colto appena 1/3 dell’obbiettivo)
- Incremento del Debito Pubblico (il debito sta volando dal 120% al 126%, contro un 123% senza manovra: la manovra di Monti ha fatto crollare il PIL e quindi il denominatore del Debito)

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QUI abbiamo dettagliato del misure da fare il Primo Anno, (l’articolo risale a qualche mese fa) e sotto vi riassumo le piu’ significative, aggiornate:
Punti cardine:
La Manovra prevista da Rischio Calcolato prevede nei primi 12 mesi:
-          Minore Tasse rispetto a quanto previsto da Monti per 50 miliardi: gia’ nel primo anno, verrebbero eliminate alcuni provvedimenti assurdi presi da Monti e Tremonti (parte degli incrementi IVA e su beni energetici, introduzione IMU sulla prima casa), verrebbe ridotta del 25% l’IRAP, si introdurrebbe il Reddito Familiare per le famiglie con almeno 2 figli, verrebbero cancellate le odiose addizionali regionali e comunali sul reddito, e verrebbero eliminate una miriade di micro-tasse assurde. 50 miliardi di riduzione del carico fiscale, indirizzate a tutti gli italiani, a partire da chi produce (imprese e lavoratori), dai ceti medi e bassi (I piu’ massacrati dai provvedimenti su Benzina, Gasolio, IVA ed addizionali) e dalle famiglie con figli (che da decennia sono letteralmente bistrattate in Italia)
-          Riduzione delle Spese per 67 miliardi (con riduzione di 10 miliardi legata al personale della PA ed ai costi della politica, di 15 miliardi legati alla previdenza, 7 miliardi alla minor spesa per acquisti di beni e servizi e consume intermedi, di 6 miliardi alla spesa per interessi, e per 34 miliardi sui contributi ed aiuti alla produzione, in parte eliminate ed in parte trasformati in crediti di imposta; crescerebbero di contro di 4 miliardi le spese connesse agli investimenti)

Provvedimenti principali della Manovra di Rischio Calcolato nel primo anno:
  • Taglio deciso a costi della politica ed agli acquisti di beni e servizi : eliminazione province, eliminazione enti, emininazione vitalizi, eliminiazione contributi pubblici a partiti e giornalacci di partito, accorpamento comuni, sforbiciata a spese Quirinale, taglio del 65% dei parlamentari, taglio complessivo del  75% di coloro che campano sulla politica, taglio da 30.000 a 3.000 dei centri di Spesa nel paese
  • Taglio deciso alle Spese per il personale della PA, con riduzione nel primo anno di 160.000 dipendenti, a partire dai dirigenti e dal personale politico ed improduttivo; congelamento dei salari e trasferimenti obbligatori (per personale di basso -medio livello), licenziamenti e rinegoziazione salari (per personale di medio-alto livello);
  • Provvedimenti addizionali sulle Pensioni rispetto a quelli decisi dalla Fornero: ricontrollo di tutte le pensioni di invalidita’ ed assistenziali, congelamento assegni medi ed alti il cui calcolo “contributivo” diverge significativamente da quello “retributivo”, eliminazione vitalizi ed altre pensioni di valore assurdo che verrebbero rinegoziate, pasaggio immediate al “contributivo” per ogni pensione
  • Interventi su contributi ed aiuti alla produzione, in parte eliminati ed in parte trasformati in crediti di imposta
  • Eliminazione di ogni spesa che non possiamo permetterci (rientro immediate militari all’estero, eliminazione aiuti esteri non sostenibili, etc)
  • Eliminate alcune tasse assurde introdotte da Monti e Tremonti (incrementi IVA e su beni energetici, introduzione IMU sulla prima casa)
  • Riduzione il primo anno del 25% l’IRAP
  • Introduzione del Reddito Familiare per le famiglie con almeno 2 figli,
  • Cancellazione delle odiose addizionali regionali e comunali sul reddito
  • Eliminazione di una miriade di micro-tasse assurde
Vi chiedo di non soffermarvi sulle cifre (i 50 e 67 miliardi erano un calcolo fatto all’epoca e sostitutivo della manovra di Monti). Oggi le cifre potrebbero essere un po’ differenti e l’entita’ dei tagli alle Spese potrebbe essere comparabile a quella della riduzione delle Tasse.
Non c’e’ nessun dubbio pero’ che il saldo per il PIL sarebbe ampiamente positivo, al di la’ dei ragionamenti fatti in calce, in quanto verrebbero colpiti “pochi soggetti” e generalmente agiati (imprese parassitarie ed assistite, imprese farmaceutiche e fornitrici di servizi alla PA, politici, percettori di pensioni d’oro o medio-alte i cui valori sono completamente fuori scala rispetto ai contributi versati, consulenti e dirigenti della PA, etc) mentre verrebbero beneficiati la quasi totalita’ degli Italiani (consumatori, detentori di case, lavoratori, famiglie, imprese) —> la FIDUCIA Complessiva nel Paese aumentera’ e cio’ avra’ ricadute sulla propensione allo spendere ed investire, e quindi sul PIL. A ben guardare, l’insieme di questi provvedimenti non dovrebbe avere ricadute fortemente negative sulla Componente estera del PIL stesso.

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2) Misure straordinarie e massive per ridurre il Debito Pubblico (dando un forte segnale di fiducia ai mercati) e normalizzare i tempi di Pagamento nella PA

Rischio Calcolato prevede immediatamente provvedimenti per 130-150 miliardi da indirizzare al 40% per normalizzare I pagamenti della PA, ed al 60% alla riduzione del debito pubblico. I provvedimenti sarebbero svariati (dismissione immobile PA, cessione crediti, accordo con la Svizzera) e li trovate nel dettaglio QUI.
Anche in questo caso l’impatto sul PIL sarebbe fortemente positivo. L’iniezione di 50-60 miliardi nel sistema produttivo che attende pagamenti ritardati dalla PA avrebbe un impatto diretto sulla Domanda Interna consistente, e quindi sul PIL, ma ancor piu’ un impatto indiretto, tramite l’aumento complessivo della FIDUCIA tanto interna, quanto dei mercati verso l’Italia (altra cosa che avrebbe ricadute). Ovviamente parte di questa iniezione di denaro finira’ in Domanda Estera (e quindi non in PIL), ma rammentiamo che i maggiori beneficiari sarebbero proprio Imprese, che quindi avrebbero una boccata d’ossigeno e risorse per investire.


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 Parte 6 – Le Proposte Strutturali per far ripartire la Crescita ed il PIL nel Medio e Lungo Termine

Qui il discorso e’ certamente piu’ complesso.
L’Italia da oltre 15 anni cresce dell’1% annuo medio meno della Media Europea. Vi sono una serie di ragioni:
- Ragioni strutturali: maggior burocrazia, presenza di ampi settori con scarsa concorrenza e preda di corporazioni, presenza di un sistema giudiziario sostanzialmente allo sfascio, presenza di una spesa pubblica in larga parte inefficiente, sistema di tassazione irrazionale e che penalizza in particolare le categorie produttive.
- Impossibilita’ di ricorrere al Deficit: in 15 anni l’Italia ha accumulato i maggiori avanzi primari della UE. In sintesi da 15 anni paghiamo enormi interessi (che tra l’altro ha visto tra i beneficiari una componente di Non Residenti che e’ cresciuta enormemente) e questo e’ un macigno che pesa sulla dinamica del PIL (e’ come se buttassimo in un buco nero una quota di ricchezza e reddito consistente)
- Impossibilita’ di ricorrere a Svalutazioni Competitive per rilanciare la componente estera del PIL
L’insieme dei fattori di cui sopra sta minando i 2 punti di forza della nazione: il settore industriale manifatturiero esportatore ed i Risparmi/Patrimoni delle Famiglie. Non esiste un FUTURO per l’Italia, se questo non contempa la difesa e la rivalutazione dei 2 punti sopra descritti.

Diamo un’occhio al contesto mondiale di fronte a noi: tenete in conto, che USA, Giappone e buona parte delle altre nazioni nella UE, hanno dinamiche di debito e deficit insostenibili, perfino piu’ di quelle italiane, e cio’ si tradurra’ in 2 cose ben precise:
a) Il Mondo avra’ per un pezzo Tassi decisamente a buon mercato (se cosi’ non fosse meta’ delle nazioni occidentali crollerebbero), e cio’ e’ certamente una grossa opportunita’ per l’Italia che paga oggi per interessi tra le 2 e le 5 volte quello che pagano i principali competitors (l’occasione non va sprecata)
b) Parecchie nazioni con cui intratteniamo forti rapporti commerciali, prima o poi, saranno obbligate a manovre economiche per correggere tendenziali delle finanze pubbliche insostenibili (depressive della domanda interna) ed a misure compensative (svalutazioni, dazi): cio’ significa che prima o poi vi sara’ un’impatto negativo sulla Componente estera del nostro PIL con diverse nazioni occidentali ed un effetto depressivo sulla dinamica della crescita mondiale; pertanto sarebbe lungimirante cercare di ampliare le relazioni commerciali coi BRICS e con le nazioni emergenti.

Per rilanciare la dinamica del PIL e’ necessaria la rimozione delle cause del declino, e le seguenti azioni:
a) Ristutturare il sistema-paese profondamente
b) Ridurre l’ammontare dei quattrini buttati in interessi sul debito pubblico
c) Incrementare la competitivita’ della macchina produttiva nazionale
Vediamo punto per punto.


crescita8 CRESCITA ECONOMICA: Analisi e Proposte per far Ripartire il PIL

a) Ristutturare il sistema-paese profondamente: per fare cio’ vanno fatte una serie di RIFORME, va ridotta drasticamente la SPESA PUBBLICA improduttiva, va ridimensionata la TASSAZIONE sulle categorie produttive e sulle famiglie
Abbiamo ampiamente scritto a riguardo nel PROGRAMMA POLITICO “DIAMO UN FUTURO AI NOSTRI FIGLI”, facendo una miriade di proposte per ridimensionare la Spesa Pubblica di 200 miliardi e riqualificarla, per ridurre fortemente la Tassazione, per fare una serie di Riforme (mercato del Lavoro, Scuola, Liberalizzazioni, Federalismo, Struttura della Stato). A queste ovviamente andrebbero aggiunte le necessarie riforme di: Burocrazia, Giustizia, Sistema Bancario, etc.
Proposte analoghe le ha fatte di recente FERMARE IL DECLINO di Giannino, anche se per ora non le ha dettagliate.


b) Ridurre l’ammontare dei quattrini buttati in interessi sul debito pubblico: per fare cio’, oltre a quanto al punto a) sopra, va RIDOTTO IL DEBITO PUBBLICO in modo sostanziale
Anche su questo tema abbiamo ampiamente scritto nelle PROPOSTE PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO attraverso una serie di dismissioni di patrimonio pubblico ed una serie di altre azioni.

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c) Incrementare la competitivita’ della macchina produttiva nazionale: per fare cio’ sono necessarie una serie di azioni, la principale delle quali consiste nel RIDURRE IL COSTO DEL LAVORO PER UNITA’ DI PRODOTTO,  con l’obiettivo primario di MANTENERE UN CONTO CORRENTE DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI ed una POSIZIONE NETTA VERSO L’ESTERO in equilibrio 
Ritengo questo punto esiziale per la sopravvivenza dell’Italia. Quanto al punto a) e b) di cui sopra e’ perfettamente inutile, se non e’ accompagnato dal punto c). L’Italia e’ un paese privo di Materie Prime e di piccola estensione, che vive unicamente grazie al proprio lavoro, e se l’intero sistema paese permane a lungo con squilibri nel Conto Corrente della Bilancia dei Pagamenti, accumulera’ una negativita’ insostenibile della Posizione Netta verso l’Estero, che inevitabilmente portera’ enormi squilibri, e nel lungo periodo non solo ad un Default, ma anche alla Poverta’.
Le strade per ridurre IL COSTO DEL LAVORO PER UNITA’ DI PRODOTTO sono 2, alternative tra loro:
1) SVALUTARE LA MONETA e riacquisire sovranita’ monetaria, possibilmente svincolandosi da sistemi a cambi fissi per il futuro, e contestualmente facendo le riforme e le azioni strutturali di cui al punto a) di cui sopra, unitamente a politiche di contenimento della dinamica del costo del Lavoro e dell’inflazione in generale
2) In caso di permanenza nell EURO, fare una sorta di SVALUTAZIONE DE FACTO, che altro non e’ che quello che ha fatto la Germania negli ultimi 15 anni, vale a dire una politica volta a contenere il COSTO DEL LAVORO ed incrementare la PRODUTTIVITA’; in estrema sintesi fare le riforme sul Mercato del Lavoro e le Liberalizzazioni indicate al punto a), contestualmente a politiche per calmierare i salari ed incrementare la produttivita’, accompagnandole con misure di contenimento dell’inflazione (es. calmieramento degli affitti e dei prezzi immobiliari). Ovviamente il programma di cui al punto a) prevede una forte riduzione del cuneo fiscale e contributivo per lavoratori ed imprese, e cio’ senza dubbio condizione cardine al raggiungimento dell’obiettivo di contenere la dinamica lorda delle retribuzioni e di rilanciare gli investimenti. Tale politica e’ attuabile unicamente da una classe politica e dirigente minimamente seria. Ovviamente si tratta anche di ripensare il vetusto e rigido sistema italiano del lavoro, che incanala l’intera flessibilita’ sulle spalle dei giovani, e passare ad un sistema compartecipativo come quello tedesco, ove se necessario le disgrazie sono condivise dai lavoratori e dalle imprese. Il tutto sta in piedi in presenza se muta radicalmente la mentalita’ (va tutelato il Lavoratore e non il posto di Lavoro) e se si creano percorsi accompagnati in termini di formazione e collocamento per coloro che perdono il lavoro. Non a caso, nel programma di riduzione della spesa pubblica, questa voce di spesa, unitamente a quella per gli investimenti, e’ stata prevista in aumento. Ovviamente dovranno anche sparire tutte quelle norme italiane che incentivano le imprese a rimanere nane, di cui abbiamo gia’ ampiamente scritto.
So perfettamente che quanto al punto 2) ha effetti solo a medio-lungo termine, ed e’ perfettamente inutile e senza vantaggi, nel caso venga attualta analoga politica in tutte le nazioni d’Europa simultaneamente (in questo caso i vantaggi verrebbero elusi, e complessivamente si apprezzerebbe la moneta). La Germania e’ passata da una condizione di enorme difficolta’ di una dozzina d’anni fa (la minore crescita del PIL d’Europa, alta disoccupazione, bilancia dei pagamenti negativa seppur leggermente, deficit allegri) alla condizione attuale di locomotiva (maggior crescita del PIL d’europa, conti pubblici in ordine, disoccupazione bassa, etc) facendo esattamente questa politica, che ha dato vantaggi nulli all’Europa nel suo complesso, ma enormi alla Germania ai danni di tutti gli altri (ha di fatto “depredato” una quota consistente di Industria, PIL, Occupazione, Ricchezza, Export e Tasse, ai paesi limitrofi). Se dovremo restare nell’EURO (cosa che notoriamente non auspico), dovremo attuare necessariamente questa politica, invertendo quanto prima i trend delle dinamiche dei costi del Lavoro rispetto alla Germania stessa. Mi rendo perfettamente conto che questo equivale a fare una competizione serrata (per non dire fare la guerra) ai nostri vicini, in una corsa al depredarsi vicendevolmente, che non mi sembra esattamente qualcosa il linea con lo spirito di collaborazione che dovrebbe esserci in un’Unione, ma se dobbiamo restare nell’Euro, non abbiamo altre alternative percorribili.
  
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giovedì 15 novembre 2012

0 Voglio piu’ Stato! Autorevole, snello ed efficiente. Ora vi spiego perche’


Vi ripropongo questo mio articolo pubblicato il 2 Marzo 2012. 
Lo faccio dopo aver letto l’articolo pubblicato oggi dal Direttore Blondet Tremonti e Giannino – Secondo me, Sono Complementari (di Maurizio Blondet), ed in particolare un passaggio che qui sotto vi propongo (specie la frase in grassetto evidenziata), e che si integra perfettamente con l’articolo che segue.
Probabilmente  si detestano. Ideologicamente, sono – o appaiono – agli antipodi. Giannino un super-liberista, riterrà Tremonti uno “statalista”, un “socialista”.  Per Tremonti, l’altro sarà l’esemplare del “mercatista” selvaggio.  Ora, io dò ragione a Giannino quando strilla sdegnato che “lo stato è ladro”, e che non fa’ mai il “bene comune”, ma solo quello delle lobbies parassitarie che l’hanno occupato: in Italia è effettivamente così,   è scandalosamente così, e il settore pubblico va’ smantellato per scacciarne i parassiti che ciucciano le nostre tasse  dissanguando i cittadini e le imprese, il paese ha davvero bisogno di una ventata liberista, occorre davvero “affamare la bestia”.  Non gli dò ragione quando – con gli estremisti ultra-liberisti del Bruno Leoni, gli Al-Qaeda della scuola austriaca  – sostiene che “ogni” stato è solo  parassitismo e usurpazione  e sfruttamento del privato. Questa posizione auspica o crede possibile una sparizione dello stato, sostituito del tutto dal “mercato”:  ciò la rivela come  una ideologia. Molto vicina a quella di Marx, di cui si crede contraria. Anche  Marx e i marxisti profetizzarono il “deperimento” dello stato  – secondo loro,  organo  repressivo della borgesia sfruttatrice – e la sua graduale definitiva scomparsa, nella libertà comunista dove, tolta la proprietà privata,  non ci sarebbe stato più bisogno di leggi, obblighi e polizia.   Si sa com’è andata a finire quella storia.  Il liberismo selvaggio globale, il rifiuto di ogni regola pubblica ed ogni freno sui mercati finanziari,ci sta portando verso qualcosa di simile: un regime di miseria, spoliazione ed oppressione. Anzichè deperire  per lasciar posto alla benevola (per Adam Smith) “mano invisibile del mercato”,   gli stati  sono stati occupati da oligarchie finanziarie e burocratiche  che  comandano ai politici comprandoli.
 La  scomparsa dello stato è un’utopia ideologica, ancorchè di moda anche fra gli eurocrati. Continuerà ad esistere, perchè è la protesi necessaria  della vita in società. Ogni società è infatti in gran misura  anche “dis-società”,  dissociazione di gruppi d’interesse particolare pullulanti,  per tenere a bada i quali è necessaria la polizia, il diritto, il tribunale, un centro che faccia prevalere l’interesse generale, una qualche idea o “dottrina” del bene  pubblico;  occorre anche una forza reale che convinca o costringa  gli interessi particolari a “fare qualcosa di grande assieme”. Questa dovrebbe essere incarnata nello stato.  
Siccome non scomparirà,  lo stato, tanto vale farlo funzionare meglio. Come in Gran Bretagna, Francia, Germania, dove una qualche coscienza del bene comune anima quegli stati.  Lo stato italiano,  con le orrende Regioni,  non è normale;  è un caso di patologia, che va’ curata.  Questo non lo faranno certo i “partiti politici”, che infatti hanno lasciato il timone a Monti, il tecnocrate-incapace, e si propongono di continuare a reggere Monti e loro restare sotto ad arraffare.  Occorrono persone come Giannino. Occorrono persone come Tremonti, a cui magari dare il nostro voto e  la nostra  forza come cittadini che non godono di privilegi. Siamo   già così pochi; e ci dividiamo.   Tremonti e Giannino stanno su sponde opposte. Perchè non vedere, invece, che sono complementari?  Giannino porta idee utili per lo snellimento dello stato, per sfrondarlo di lacci e mediazioni politiche improprie; Tremonti   ha a cuore mettere un freno ai “mercati” distruttivi, e si interessa di più a restituire allo stato la sua potenza, sovranità ed autonomia dalla speculazione globale.  In qualche modo, hanno ragione entrambi.  Si occupano di livelli diversi dell’economia.  E  Stato “forte” non significa stato invadente, super-regolante l’iniziativa privata e super-tassante; al contrario, quello  è uno stato debole, come vediamo.  Uno stato “piccolo” è quello che, non avendo le mani in pasta in mille regolazioni e mediazioni losche, ha agio di prendere le decisioni strategiche: battere i pugni sul tavolo a Bruxelles, minacciare la Germania di uscire dall’euro,   esigere eccetera.

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(notate qualche differenza?)

Premetto: non sono impazzita. Voglio piu’ Stato !

Destra e Sinistra

Spesso in Italia (e nel mondo) il dibattito politico si incentra su Destra e Sinistra. Politici e gente comune discutono e si dividono. Il confine tra destra e sinistra spesso e’ posto nella richiesta da una parte di minore tassazione e maggiore iniziativa private da una parte, e maggiori spese pubbliche e solidarieta’ dall’altra. Ovviamente le destre e le sinistre si differenziano per altri aspetti, ma fondamentalmente la differenza piu’ rilevante e’ quella appena destritta.

Vorrei brevemente farvi riflettere su una questione a mio avviso fondamentale, che stranamente non e’ posta al centro dei dibattiti politici ne’ del quotidiano discutere della gente comune, vale a dire l’efficienza dello Stato e delle Amministrazioni Pubbliche. Tale aspetto a mio avviso e’ piu’ importante dei temi di discussione che quotidianamente dividono la gente.

L’efficienza in economia: dare servizi adeguati al livello di tassazione richiesto

In Italia (e non solo) questo tema e’ poco affrontato. Si fanno grandi discussioni sull’ammontare delle tasse e delle spese, sull’evasione, sulla qualita’ dei servizi, ma difficilmente si mettono in connessione tutti questi parametri. In Italia, il livello di spreco ed inefficienza e’ enorme, come ho provato a dimostrare scrivendo alcuni articoli nel programma di riduzione da 200 miliardi proposto in questo sito. Oltre 100 miliardi di riduzione della spesa pubblica sono ottenibili con un criterio banale: “imitare I migliori”. In sostanza prendere per un tema di spesa la realta’ territoriale piu’ efficiente in Italia (che spende meno e da’ servizi migliori) e verificare il risparmio atteso a livello globale, tra l’altro con incrementi della qualita’ dei servizi. Il fatto che questi temi siano taciuti a livello di classi dirigenti del paese, ma anche di gente comune, e’ una sorta di tragedia nazionale.

Vi rammento che nella classifica mondiale delle qualità delle prestazioni offerte dalle istituzioni pubbliche, stilata dal World Economic Forum (Wef), il nostro Paese si piazza al 97° posto, e simultaneamente l’Italia e’ in testa alle classifiche relative al livello di tassazione sulle Imprese.

Arriviamo ora alla mia richiesta di piu’ Stato. La richiesta non si limita alla maggiore efficienza (meno spese e migliori servizi), ma essenzialmente alla capacita’ dello Stato e delle classi dirigenti amministrative e politiche, di guidare un paese nella direzione corretta.

Pensate all’Italia e fatevi alcune domande: secondo voi l’Italia ha una politica energetica? Ha una strategia chiara nelle infrastrutture?  Ha le idée chiare su come mettere I cittadini tra 20 anni nella condizione di vivere in una realta’ competitive e migliore di oggi? Direi di no. Potete aggiungere tante alter domande da voi.
Faccio un esempio banale: fatevi un giro in Alto Adige o in Svizzera e vedrete per esempio certi paesini, molto ordinati, con una pianificazione dell’edilizia ordinate, e case fatte tutte con un certo stile. In queste realta’ manca l’iniziativa private? No di certo, ma gli amministratori hanno una vision di lungo periodo e vigilano e regolano quest’aspetto al meglio. Fatevi poi un giretto in qualsiasi periferia di citta’ italiana e vi troverete un caos urbanistico spesso scandaloso. In sintesi l’iniziativa privata e’ regolata da una burocrazia asfissiante, ma del tutto inutile, visto che alla fine non preserva il contesto e lascia ai posteri brutture orribilanti.

Estendendo questo concetto, la mia conclusione e’ che lo Stato e le Amministrazioni Pubbliche in genere non hanno alcuna visione strategica organica per il futuro ed hanno abdicato al ruolo essenziale, non solo di dare servizi compatibili con le tasse riscosse, ma pure di pianificare il futuro e governare il presente in funzione di cio’ e del buon senso. I dirigenti politici italiani generalmente non governano un bel niente a livello di processi, e si fanno da scudo con una burocrazia elefantiaca e spesso inutile e dannosa, proprio per l’incapacita’ di pianificazione strategica.

In sintesi e’ necessario:
a)      uno Stato ed amministrazioni pubbliche  efficienti nelle proprie spese e processi (in pratica spendere meno e meglio, dando servizi in linea con quanto pagano I cittadini)
b)      che lo Stato e le classi politiche ed amministrative abbiano delle visioni strategiche per il futuro della nazione, e che siano in grado di gestire il presente in funzione di cio’ (cio’ non significa affatto che lo Stato entra maggiormente in economia, ma semplicemente che si ritaglia un ruolo piu’ autorevole di guida per il futuro dell’intera nazione, preoccupandosi che I cittadini si muovano in economia in modo tale che la loro iniziativa privata sia ben spesa anche per le generazioni di domani)

Vorrei che entrassero nei dibattiti nazionali, anche tra la gente comune, I temi di passare da uno Stato (e da una PA) inefficiente, burocratico, spendaccione ad uno efficiente, regolatore e con una capacita’ strategica ed una vision del future orietata dal buon senso.

GPG Imperatrice
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